Cultura e Spettacoli

Come è bello piangere con il bambino deforme

di Stephen Chbosky con Jacob Tremblay, Julia Roberts, Owen Wilson

Preparate i fazzoletti, spettatori grandi e piccoli, perché qui c'è da piangere in abbondanza. Il regista dal cognome quasi impronunciabile, Stephen Chbosky, autore anche della sceneggiatura, ha tratto questa struggente, delicata storia dal vendutissimo, omonimo romanzo, manco a dirlo tutto da singhiozzare, della scrittrice newyorchese Rachel Jaramillo Palacio. Siamo, ovviamente, a New York, ai giorni nostri. Protagonista August Pullman, detto Auggie, dieci anni, nato con una deformazione del cranio che gli ha sconvolto i lineamenti del viso. Ventisette interventi chirurgici non sono serviti a renderlo per così dire normale. Insomma, è davvero brutto, con quei brandelli di orecchi a mezz'asta e quelle cicatrici che gli deturpano la faccia. Anche se ti conquista appena sorride. Conscio del proprio aspetto, Auggie gira preferibilmente con un casco da astronauta; oltre a infondergli un po' di sicurezza, lo fa sentire più vicino ai suoi eroi di Star Wars. Mamma Isabel (Julia Roberts) e papà Nate (Owen Wilson) lo hanno sempre coccolato, come la sorella Via, di quattro anni più grande, cercando di non fargli pesare la sua vistosa diversità. Finora è stata la madre a fargli da maestra, ma ora è tempo che Auggie entri nel mondo, a cominciare dalla scuola. Così i trepidanti genitori lo iscrivono alla prima media. Se preside e insegnanti sono premurosi, addirittura amorevoli, i compagni lo guardano con diffidenza, se non con ostilità. Meno male che arriva presto Halloween, così Auggie può nascondersi sotto una provvidenziale maschera. Meglio fermarsi qui nel racconto, per non rovinare al pubblico una visione ricca di colpi di scena, pur se prevedibili nella loro contenuta ruffianeria. Due ore o poco meno dunque ben spese, in compagnia della sempreverde, qui dolcissima, Julia Roberts, del buffone, opportunamente a riposo, Owen Wilson e del piccolo Jacob Tremblaly, già protagonista del recente giallo Room, mostruoso soltanto per spontaneità.

Ma soprattutto per merito del truccatore.

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