Cultura e Spettacoli

Bernstein e la musica: "Un abbraccio totale che dà senso alla vita"

Esce "Scoperte", una sorprendente raccolta di scritti (e poesie) del grande direttore

Bernstein e la musica: "Un abbraccio totale che dà senso alla vita"

Findings, raccolta di scritti del compositore, pianista e direttore d'orchestra americano Leonard Bernstein (1918-1990), uscì nel 1982. Ora, in occasione del centenario della nascita 25 agosto 1918 nel Massachusetts quell'importante volume approda in prima edizione italiana, a cura di Giovanni Gavazzeni, con il titolo di Scoperte (Il Saggiatore, pagg. 472, euro 32).

Nell'impossibilità di sintetizzare il profilo biografico e artistico di Bernstein (per quello c'è il sito The Bernstein Experience attivato per il centenario con contenuti inediti), meglio dar voce alle pagine di «Lenny». Partiamo dal titolo: le «scoperte» dell'autore, scrive nella Prefazione, non sono memorie ma «scoperte di sentimenti e di idee passate che spaziano dall'adolescenza all'età adulta». Il primo pezzo, infatti, un tema I libri del papà per la Boston Latin School, è del '35 (Bernstein diciassettenne), l'ultimo, un discorso alla Hopkins University, è dell'80. In mezzo, un'intera carriera tra tastiera, penna e pentagramma e bacchetta. Proprio riguardo la sua poliedricità, nel '46, Bernstein precisò come le due dimensioni compositore e direttore fossero, in lui, inscindibili: «Per me è impossibile fare una scelta esclusiva fra direzione d'orchestra, composizione sinfonica o per il teatro, pianoforte. Non comporrò una nota mentre il mio cuore è preso da una stagione direttoriale; né smetterò di scrivere una canzone popolare, che deve essere espressa in quel momento, per dirigere la Nona di Beethoven».

Le «scoperte» del compositore e direttore americano si caricano di trasporto nei ricordi dei grandi: il primaverile' Stravinsky, «con quella pungente, paradossale combinazione di inevitabile e inatteso»; la «figura radiosa» di Gershwin; Mahler «un colosso erto a cavaliere della magica data 1900»; l'ultima visita, in ginocchio «di fianco al letto in silenziosa comunione», alla morente Nadia Boulanger. Ampio spazio anche per i suoi amati «padri musicali»: Serge Koussevitzky e Aaron Copland, il primo «un maestro che ha ancora una forte influenza nella mia vita, anche se e morto da ormai dodici anni», scrisse in Omaggio ai maestri del '63; il secondo letteralmente venerato («Quando lo incontrai per la prima volta mi fidai di lui all'istante e feci affidamento sul suo giudizio come su un vangelo», disse pubblicamente nel '79).

Preziosissimi i minuscoli passi dal Diario di «West Side Story», musical nato come «versione moderna di Romeo e Giulietta ambientata negli slums fra la Pasqua e la Pasqua ebraica. Le tensioni salgono fra ebrei e cattolici. Prima: Capuleti; poi: Montecchi. Giulietta è ebrea. Frate Lorenzo è un farmacista dei dintorni. Risse per strada, duplice morte torna tutto». Vere e proprie scoperte, per il lettore moderno, sono i testi più insoliti di Bernstein: i discorsi, le pièces teatrali (pure uno dell'assurdo), i racconti, le pagine marcatamente politiche, l'imponente tesi di laurea L'assimilazione di elementi razziali nella musica americana, «valida oggi come quattro decenni fa, nonostante i cambiamenti vulcanici nel nostro universo musicale da allora». E poi le tante poesie, come quando il 24 ottobre '65, sul New York Times, volle raccontare il suo anno sabbatico dalla Filarmonica (dal giugno '64) in versi: «Perché in versi? Non so. / Questo è il modo in cui va / Spontaneamente. Può essere rimato, / O no; un tetrametro, sebbene / Qua e là aggiunga un piede, / Indulga in una quartina, distico o / In un autentico pentametro giambico / Tutto, ma non prosa». Fu un periodo che permise a Bernstein lo studio del serialismo e delle avanguardie più spinte («soprani sghignazzanti / con squadroni di vibrafoni, flotte di pianoforti / suonati con avambracci, pugni e manate»). O, infine, come la bellissima Abbraccio totale (10 novembre '67), una terzina in cui è racchiusa tutta l'esistenza terrena di Lenny: «La vita senza musica è impensabile, / La musica senza vita è teoria.

/ Per questo il mio contatto con la musica è un abbraccio totale».

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