Cultura e Spettacoli

Da Berto a Ferretti e Vendrame Ecco le storie dei vinti invincibili

Scrittori, sportivi, attivisti, politici... Giorgio Ballario dedica un libro a eretici, irregolari e «scorretti». Ma mai vigliacchi

Da Berto a Ferretti e Vendrame Ecco le storie dei vinti invincibili

«I vincenti hanno già schiere di corifei che li portano in trionfo. E spesso sono noiosi. Molto meglio chi dal branco si sforza di uscire, anche a costo di pagare il prezzo per la propria libertà». Bastano queste parole per cogliere il leitmotiv alla base di Fuori dal coro. Eretici, irregolari, scorretti, ultima fatica di Giorgio Ballario giornalista e scrittore di gialli -, freschissimo di stampa per Eclettica Edizioni (pagg. 262 e 55 ritratti). Rossi, neri, sportivi e letterati. Eroi, martiri, disadattati ma mai vigliacchi. Ne abbiamo scelti dieci per invitare al viaggio tra le pagine del dizionario politicamente scorretto.

LO SCRITTORE Giuseppe Berto, lo scrittore odiato dai salotti letterari. Disse di no al marxismo sciolto in letteratura, disse di no a Moravia. Rifiutò il salottismo e la cultura ufficiale dell'Italia degli anni '60. Ripensò, ma non rinnegò mai, l'esperienza fascista. E per questo fu «lo scrittore più stroncato d'Italia», secondo Massimo Fini. Non gli furono sufficienti, per essere celebrato, le centinaia di migliaia di copie vendute delle sue opere; e nemmeno la vittoria di prestigiosi premi letterari. Romantico, gli importava della vita, non delle convenzioni della letteratura.

IL CANTANTE Giovanni Lindo Ferretti, da Breznev a Ratzinger. Dal punk filocomunista alle sonorità armoniose del cattolicesimo. Il frontman dei CCCP e dei CSI, Giovanni Lindo Ferretti, sulla strada del Ritorno: verso Dio e il suo paese natio sull'Appennino; sconfigge una brutta malattia e legge Benedetto XVI, attirando le ire funeste dei suoi ex fan, della sinistra militante. Negli ultimi anni ha partecipato alla festa di Fratelli d'Italia, affermando di aver votato Lega Nord. La via dello spirito contro l'autostrada del materialismo.

L'ATTIVISTA Bobby Sands, la patria come martirio. Robert Gerard Sands, volontario nazionalista dell'Ira, morì nel 1981, nei blocchi H della prigione britannica di Long Kesh, stroncato da un estenuante sciopero della fame. In lotta per l'indipendenza della (sua) gente d'Irlanda «dal volto brutale dell'imperialismo della Thatcher», scrive Ballario. Egli vive ancora nel vento fresco delle generazioni, come «martire dei popoli in lotta» (F. Polese).

L'IMPRENDITORE Adriano Olivetti, l'impresa come motore sociale. Morì troppo giovane, su quel treno per Losanna. E di lui l'Italia ingrata dimenticò le virtù di imprenditore, di umanista. Spezzettò la sua azienda e quell'idea di sviluppo, capace di fondere la cultura scientifica con quella umanistica. La sua Olivetti ridusse l'orario di lavoro settimanale, a parità di salario, fece costruire quartieri per i dipendenti, la biblioteca, la mensa. Ma nell'Italia del precariato e dei call-center, di tutto questo rimane solo la storia di una grande azienda.

LO SPORTIVO Ezio Vendrame, una vita in fuorigioco. A lui fare gol non interessava. Una volta, fece di finta di farsi autorete per protestare contro le partire aggiustate. La sua carriera calcistica è durata poco (ha giocato anche in serie A). Ha scritto poesie e alcuni libri. Beveva, fumava. Un anarchico che non si corrompeva - rifiutò 7 milioni di lire offerti da una squadra avversaria per giocare male la partita contro di loro. Vendrame non ha abortito la propria essenza per fare il campione. Ad avercene come lui nel calcio di plastica dei giorni nostri.

LO SCRITTORE/2 Cormac McCarthy, il cantore dell'America sconfitta dal progresso. Estraneo ai riti della società letteraria; un grande uomo contro. McCarthy rallenta il progresso e l'ipervelocità del turbocapitalismo americano. Scrive di grandi spazi e grandi silenzi. Della Natura vissuta dai suoi personaggi molto spesso solitari. Parla del Fato. La trasposizione cinematografica del suo Non è un paese per vecchi lo ha lanciato in tutto il mondo. Poetico e credibile, la sua visione evolverà in un sistema Usa che collasserà da dentro, come nell'ultimo suo libro, La strada.

LA GIORNALISTA Gianna Preda, una giornalista contro il palazzo. Fu Leo Longanesi a soprannominarla così. Maria Giovanna Pazzagli Predassi fu controcorrente per davvero. S'infischiò del fascismo quando c'era e abbracciò l'idea quando il fascismo non ci fu più, scegliendo il Msi. Fece gavetta e carriera, in una vita fuori dal coro, e contro il palazzo. Specie nella figura di redattore capo del Borghese. Arrabbiata, appassionata, fu la più grande giornalista di destra.

IL PROFETA Jean Raspail, lo scrittore che profetizzò la catastrofe europea. In Italia è pressoché sconosciuto. In Francia si stima che il suo Il campo dei santi, del 1973, abbia venduto più di mezzo milione di copie. Jean Raspail, etnologo, scrittore prolifico e lucidissimo precursore, con ben quarant'anni di anticipo: nel romanzo, infatti, milioni di diseredati intraprendono un folle viaggio verso l'Europa con centinaia di carrette del mare. Ma le élites culturali al potere in Europa non sanno come affrontare l'emergenza, ed anzi, si ergono a favore della società multirazziale.

IL POLITICO Ciccio Franco, dal «Boia chi molla» al Senato. Francesco Franco, sindacalista Cisnal, tenne sotto scacco per otto lunghi mesi quello Stato, guidato dalla Dc, che intrallazzava sulle sorti della Calabria, e ancor più della sua Reggio. Era il 1970 e il popolo calabrese, stanco di soprusi e giochi di palazzo, corse alla guerriglia, tra le vie, nelle piazze, gridando «Boia chi molla». Franco guidò i moti di Reggio a caro prezzo. Fu arrestato e, una volta assolto, entrò in Senato, con una specie di plebiscito. Moderno Masaniello.

IL REGISTA Gualtiero Jacopetti, l'uomo che scandalizzò l'Italia. Voleva scioccare la borghesia bigotta del dopoguerra, colpire il soffocante moralismo democristiano. E ci riuscì, dando vita addirittura a un nuovo genere: il docu-film. Cinismo nei commenti fuori campo e brutalità delle immagini (vere). A Gualtiero Jacopetti il giornalismo non bastava. Ci voleva di più per lasciare un segno. Ecco allora, tra tanti altri, Mondo cane e Africa addio, scioccante e crudissimo resoconto degli effetti della decolonizzazione in Africa. La critica lo stronca, come di consueto, ma vince il David di Donatello.

Contro la bigotteria, con i denti.

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