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Una bomba per fermare il treno delle SS

Nel nuovo romanzo di Wilbur Smith amore e avventura nel mezzo della guerra

Una bomba per fermare il treno delle SS

Un altro aprile in un altro Paese, una sera di inizio primavera del 1942. Saffron Courtney indossava un'ampia tuta di serge nero che celava la sua figura. Nel tacco di uno degli stivali di pelle rigida era nascosto un piccolo coltello da combattimento, mentre il bottone della tasca sulla gamba sinistra era una pillola di veleno camuffata. Si protese sopra il binario ferroviario e premette nell'incavo fra la base e la parte superiore della rotaia il panetto di esplosivo, costituito da sei cartucce cilindriche da due etti di Nobel 808, che era malleabile come plastilina, e che avrebbe quindi aderito perfettamente al metallo. L'aria notturna era pervasa dal forte odore di mandorle emanato dagli esplosivi a base di nitroglicerina. Infilò nel panetto una miccia collegata a un innesco di trenta grammi di fulmicotone e, soddisfatta del posizionamento, prese dallo zaino un rotolo di nastro adesivo beige alto due centimetri, ne strappò un pezzo con i denti e lo avvolse intorno al plastico e alla rotaia, poi ne strappò un secondo e ripeté il procedimento fino ad avere due striscioline di nastro, distanziate di circa tre dita, che tenevano fermo l'ordigno.

Si accucciò per osservare il binario in entrambe le direzioni, poi guardò sui due lati del trinceramento. Erano quasi le nove di sera, ma nel margine settentrionale di un impero nazista che si estendeva dalle profondità del deserto del Sahara fin oltre il Circolo polare artico c'era ancora abbastanza luce per riuscire a vedere anche senza una torcia elettrica. Si assicurò di non essere osservata. Per un paio di secondi ammirò la quieta e tersa bellezza di un cielo del Nord al crepuscolo, il suo azzurro striato di nubi grigie, color perla e rosa chiaro, le stesse tinte delle ostriche. Inspirò l'aria, pervasa dalla tenue fragranza del ginestrone i cui arditi fiori gialli spuntavano dalle ultime chiazze di neve invernale dal sale e dall'intenso odore di alghe del mare.

Estrasse poi dallo zaino un bottone metallico del diametro di quasi cinque centimetri fissato a una forcella di fil di ferro a forma di U capovolta che incastrò sulla rotaia, il bottone rivolto fieramente verso l'alto. Quel minuscolo congegno era noto nello Special Operations Executive, di cui Saffron faceva parte, come Fog-Signal Switch, interruttore segnale-antinebbia, perché somigliava ai piccoli detonatori riempiti di esplosivo che venivano piazzati sulle rotaie per avvertire i macchinisti: la pressione delle ruote del treno li faceva esplodere producendo un rumore simile a quello di un grosso petardo e avvisandoli così di eventuali pericoli che stavano per incontrare o, in caso di nebbia, segnalando che si stavano avvicinando a una stazione e dovevano quindi cominciare a rallentare.

Nessun operaio o impiegato delle ferrovie si sarebbe stupito nel vedere quel bottone sulla rotaia e sarebbe servito un esame ravvicinato per notare che lei, grazie a una miccia corta, lo aveva collegato al panetto di esplosivo al plastico. Quando il treno successivo vi fosse passato sopra, il bottone avrebbe dato il via alla reazione a catena tra miccia, innesco al fulmicotone e carica di 808, dopodiché sarebbe scoppiato l'inferno.

Il treno trasportava cinquecento uomini delle Waffen-ss e sarebbe arrivato in meno di dieci minuti. Se la carica fosse esplosa avrebbe fatto deragliare il convoglio, ucciso o ferito molti degli uomini a bordo e, cosa più importante, distrutto il binario e ostruito il trinceramento. Gli angusti confini e le ripide pareti di granito ai lati della linea ferroviaria avrebbero fatto aumentare la quantità di tempo e sforzi necessari per ripulire e riparare il binario, il che avrebbe intralciato gravemente le comunicazioni tedesche.

«Ora ascolti, Courtney» le aveva detto una settimana prima il suo superiore, il tenente colonnello J.T. Jimmy Young. «Le sue competenze linguistiche non sono all'altezza di operazioni sotto copertura a lungo termine. Non ancora, almeno. Ma questa missione dovrebbe essere l'ideale per lei, è una semplice toccata e fuga. Dia un'occhiata qui».

Aveva steso una mappa sul tavolo da carteggio che dominava un lato del suo ufficio dall'arredamento spartano. «Prenderà lo Shetland Bus» aveva cominciato a spiegare, riferendosi alla flotta di pescherecci riconvertiti e pieni di mitragliatrici nascoste che trasportavano gli agenti attraverso il mare del Nord. «La lasceranno all'imbocco di questa lunga insenatura alle 5, circa mezz'ora prima dell'alba. Dovrà remare in direzione est, verso l'entroterra. Avrà la bussola e la prima luce del sole a guidarla, quindi punti verso la luce e le montagne all'orizzonte e non può sbagliare».

«Non tema, signore, riuscirò a raggiungere la costa».

«È questo lo spirito giusto. Ora, lei approderà in questa piccola baia...». Young indicò il luogo, contrassegnato da una A, sulla cartina. «Non è occupata dai crucchi e la loro postazione di osservazione più vicina si trova molto più indietro lungo la costa, quindi lei dovrebbe riuscire a infilarcisi senza che la vedano».

Le passò una foto aerea in bianco e nero. «È stata scattata la settimana scorsa dai ricognitori della raf, le darà un'idea della conformazione del territorio. La cosa principale da fare a questo punto è sbarazzarsi del dinghy, non può permettere che i crucchi lo notino e si accorgano della sua presenza. Due opzioni: uno, tira fuori il coltello, buca il gommone e lo fa affondare nei pressi della costa, poi continua a guado. Naturalmente va tutto benissimo a patto che quello rimanga sul fondo: non vogliamo certo che un dinghy semisgonfio affiori, tutto triste e sconsolato, dove chiunque potrebbe vederlo». «Certo che no, signore».

C'era una punta di ironia nella voce di Saffron, e Young si interruppe per rivolgerle una severa occhiata inquisitoria. Aveva passato la vita a dare ordini, come diceva lui, a rudi e rozzi combattenti, e ora si vedeva costretto ad abituarsi all'idea che una cospicua percentuale dei suoi nuovi subalterni fosse rappresentata da giovani donne dalla pelle morbida e dal profumo dolce, che potevano anche non avere l'aspetto o il modo di parlare del soldato medio ma, se debitamente addestrate, si rivelavano altrettanto letali.

© Orion Mintaka (UK) Ltd, 2018. Originally published in the English language by Bonnier Zaffre, London, UK ; © 2019 HarperCollins Italia S.p.

A., Milano

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