Cultura e Spettacoli

Bruno Vespa: "Renzi è il più cattivo di tutti, ma il governo è sempre l'editore"

Nei vent’anni di Porta a Porta il conduttore rivela cosa c'è dietro al contratto del Cav con gli italiani. E ammette: "Forse ho dedicato troppe puntate al caso di Cogne"

Bruno Vespa: "Renzi è il più cattivo di tutti, ma il governo è sempre l'editore"

"Matteo Renzi è un politico determinato con qualche punta di cattiveria. Come Margaret Thatcher o Winston Churchill. Benito Mussolini no, non aveva un animo crudele. Giulio Andreotti era cinico, non cattivo". In una lunga intervista al Fatto Quotidiano, Bruno Vespa analizza i protagonisti della politica italiana e fa il punto sul "suo" Porta a Porta, che quest’anno compie vent’anni. pur riconoscendo i limiti ("È il più cattivo di tutti") e i pregi ("È un politico di razza") di Renzi, il conduttore riconosce che l'editore di riferimento della Rai resta "sempre la maggioranza di governo".

Antifascista e anticomunista. Così si definisce Vespa. "Per me il fascismo è inaccettabile - spiega - anche se poi l’ho studiato e posso affermare che qualcosa di buono l’ha fatto. Il comunismo l’ho visto, e spaventa - continua - negli anni ’70 gli iscritti del Pci volevano affidare allo Stato i mezzi di produzione industriale". Alla domanda se sia "berlusconiano", invece, non vuole proprio rispondere. "Neanche i miei figli sanno per chi voto...". Però ripete: "Dobbiamo essere grati a Berlusconi". E spiega: "Nel ’94 c’era una deriva antipatica in Italia con la sinistra di Achille Occhetto, il Cavaliere ha dato voce a chi non ce l’aveva". E rivela che il contratto con gli italiani è stata un’idea di Porta a Porta. "Silvio Berlusconi voleva fare l’annuncio, un patto con gli elettori, qualcosa del genere - racconta al Fatto - e parlando assieme, gli abbiamo proposto di sceneggiare un accordo dal notaio".

Nei vent’anni di Porta a Porta non c’è niente che Vespa vorrebbe cancellare o modificare, anche se ammette di aver sbagliato di tanto in tanto.

"Forse ho dedicato troppe puntate al caso di Cogne, anche se rappresenta un episodio enorme per la criminologia e appassionava i media del mondo".

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