Cammina, parla, prega I detenuti diventano pellegrini per rinascere
27 Agosto 2019 - 08:32In onda su Raitre il percorso di sei giovani sulla via Francigena. Dalla cella al mare...
«È come uscire dall'Inferno». «È come riscoprire l'aria». «È come vedere il mondo come non lo hai mai visto». Sono le sensazioni - ingenue solo se non hai passato gli ultimi anni dietro le sbarre - dei ragazzi protagonisti della docuserie Boez-Andiamo via. Sei giovani (cinque maschi e una femmina) in regime di detenzione, in carcere o in comunità o ai domiciliari, che intraprendono un pellegrinaggio, un cammino reale e dello spirito. Novecento chilometri di strada, cinquanta tappe, dal Colosseo alla punta della Puglia, Santa Maria di Leuca, sulla via Frangicena del Sud, per viaggiare per l'Italia e dentro se stessi e, magari, attraverso questa esperienza capire come reimpostare la propria vita su una strada completamente diversa. Boez andrà in onda dal 2 al 13 settembre su Raitre alle 20,20: 10 puntate dalla durata di circa mezz'ora l'una, con la regia di Roberta Cortella e Marco Leopardi (coproduzione Rai Fiction-Stemal Entertainment) con il benestare del ministero della Giustizia.
Sei ragazzi dalla vita segnata fin dalla nascita: figli della strada, di famiglie disagiate o delinquenziali, che non hanno conosciuto altro nella loro breve esistenza e condannati per furto, spaccio, rapina omicidio, estorsione. A piedi e con zaino in spalla, accompagnati da due educatori, si mettono in cammino per sessanta giorni e devono sopravvivere con pochi euro al giorno, chiedendo ospitalità per dormire, per lavarsi, anche per un pasto. Che non fanno fatica a trovare. Il tutto documentato dai ragazzi stessi attraverso i telefonini, oltre ovviamente dalle troupe, per rendere più realistico il racconto. Passo dopo passo, i sei giovani recuperano la voglia di parlare, di confrontarsi, di raccontare le loro esperienze. Chi, come Maria, è stata «fatta sposare» da ragazzina e ora ha un figlio che non vede e le manca tanto, chi come Alessandro, Matteo, Kekko, Omar, Francesco è passato dai furterelli allo spaccio a reati più gravi.
La serie, il cui titolo ricorda un writer, è stata presentata ieri a Roma e prima al Giffoni Film Festival. Ha un carattere sperimentale già provato in altri Paesi: il cammino è una forma di recupero, una pena alternativa che può portare a risultati positivi. E, in ogni caso, è un modo per far conoscere vite di ragazzi chiusi in carcere che, magari, potranno essere recuperati e reinseriti nella società. Durante le ore passate a camminare e, di sera, nel buio delle tende riflettono sulla loro vita e si ripropongono, una volta fuori dalla sbarre, di cambiare. Poi chissà...
«Boez è una di quelle esperienze che danno un senso profondo al nostro lavoro - sottolinea Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction -. Raccontiamo storie e vi cerchiamo sempre un raccordo con la contemporaneità in funzione del servizio pubblico. La serie/documentario riduce al minimo la mediazione spettacolare e narrativa, e mette al centro una sfida che riguarda la condizione di chi è detenuto e che sconta una pena alternativa: il lungo cammino della via Francigena, cammino dei pellegrini e qui cammino verso la speranza di poter ricominciare una nuova vita. Tutti e sei i ragazzi, infatti, sono sulla soglia che può decidere di un destino e aprirlo alla libertà». La Andreatta sottolinea anche che «il senso di una fiction è legato non solo a ciò che racconta, ma anche alla rete di relazioni con la società e le istituzioni che crea il contesto decisivo per sperimentare la novità di lavori che escano dal perimetro delle convenzioni: essenziale in questo senso è stata la collaborazione con il Ministero della Giustizia che ha condiviso il progetto».
L'arrivo a Santa Maria di Leuca, l'affaccio sull'immensità del mare, rappresenta il premio e la soddisfazione di tutti: cominciare a sognare una vita migliore..
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