Cultura e Spettacoli

Un canto d'amore per ricordare il soprano Dessì

Il compagno di vita e di arte Fabio Armiliato interpreta pagine di Pergolesi, Caccini e altri

Un canto d'amore per ricordare il soprano Dessì

In questi giorni è uscito, per Urania Records, un cd alla memoria di Daniela Dessì, il soprano scomparso prematuramente la scorsa estate, interprete di riferimento di Puccini, Verdi e del repertorio verista. Ha lasciato il palcoscenico a un soffio dalla scomparsa, annullando solo gli ultimi impegni, la cantante si era ripromessa di tornare a cantare l'8 ottobre, per un concerto sacro nella Basilica di Loreto. Il cd include proprio le pagine che la Dessì avrebbe cantato in quella occasione. Ne ha raccolto il testimone l'allieva prediletta Marta Mari che canta al fianco di Fabio Armiliato, compagno d'arte e di vita della Dessì. Scorrono pagine di Pergolesi, Caccini, Stradella, Gounod, Giacometti. Al pianoforte, Marco Sollini.

«È un modo per ricordarla, per mantenerne vivo il ricordo soprattutto in questo momento così difficile della presa di coscienza del dramma. Il canto è la massima espressione dell'essere umano e quando è unito alle melodie che accendono la fede e la spiritualità, questo diventa un mezzo per accompagnare il nostro difficile percorso di vita» spiega Armiliato. In questa fase di furoreggiare di Madama Butterly, l'opera d'inaugurazione della stagione della Scala, il pensiero spesso è andato alla Dessì: fu una Butterfly magistrale. «È stata la prima interprete occidentale ad averla eseguita proprio a Nagasaki» continua il compagno. «Daniela curava ogni dettaglio di questo personaggio, a iniziare dai piccoli gesti fino all'approfondimento della vocalità e soprattutto dell'uso della parola cantata: ogni accento e ogni sillaba era in lei sempre carica di significato e sempre aderente al testo, al senso teatrale e comunicativo di quello che voleva trasmettere al pubblico». Cosa manca, di più, ad Armiliato, di questa donna? «Il nostro era un rapporto speciale, con una condivisione bellissima, spontanea e ricca di complicità. Mi manca la sua bellezza, il suo umore, simpatia, intelligenza, arguzia e capacità di leggere le situazioni... a volte molto più per gli altri che per se stessa, proprio per la generosità che era tra le sue caratteristiche più forti e belle. Mi manca ovviamente, come a tutti, la sua voce e la sua genialità vocale: discutere con lei di musica e di interpretazione era sempre una gioia e una crescita. Mi mancano anche le nostre piccole e banali discussioni e quella voglia di innamorarci sempre proprio dopo quelle discussioni, magari incarnando la sera stessa qualche coppia di personaggi del melodramma sul palcoscenico, una catarsi della vita privata».

Ora si pensa a una Fondazione intitolata al celebre soprano. «L'idea è venuta negli ultimi mesi in cui si affrontava la terribile malattia. Daniela aveva il rimorso di non aver fatto sufficiente prevenzione, per paura di scoprire qualcosa di male oppure per paura di dover affrontare esami fastidiosi. La Fondazione che porta il suo nome sarà infatti votata all'informazione sulla prevenzione: si vogliono creare spot televisivi, messaggi, pagine informative sui quotidiani e sulle riviste per rendere le istituzioni e le persone sempre più sensibili verso questo argomento e soprattutto sempre più informate.

Si vuole anche spingere la ricerca verso il perfezionamento di strumenti di diagnostica sempre più precisi, meno invasivi e soprattutto meno costosi perché è solo attraverso la prevenzione che si possono affrontare certe patologie con la speranza di poterle sconfiggere».

Commenti