Cultura e Spettacoli

Cecilia Bartoli porta Haendel a Napoli

Piera Anna Franini

Da anni è Cecilia Bartoli la cantante lirica italiana con più visibilità. Nessun artista italiano vivente ha il suo seguito. Ma in una carriera lunga trent'anni, non aveva mai cantato al teatro San Carlo di Napoli. Vi debutta stasera con un programma che da Vivaldi arriva a Rossini passando da Nicola Porpora a Luigi Boccherini, Haendel e Mozart. A quest'esordio farà seguire, dal 2020 al 2022, una presenza costante portando la trilogia di opere di Handel pensate per la Scala, sorta di gemellaggio fra il teatro di Milano e di Napoli. Però la Bartoli spiega anche che intende portare il repertorio che l'ha resa famosa all'estero. «Ci sono autori italiani che sono più noti Oltralpe che da noi. Pensiamo a Haendel. D'accordo era tedesco, ma arrivò a Roma a 19 anni ed è lì che iniziò a scrivere opere, l'una più bella dell'altra. È diventato Haendel grazie ai viaggi in Italia. Da una vita canto il barocco all'estero, quindi ho sentito che sarebbe stato un peccato non portarlo laddove è nato. E quando il sovrintendente della Scala, Alexander Pereira, mi ha invitato a tornare, io ho risposto che avrei voluto portare Haendel e a patto che venisse fatto con strumenti d'epoca oppure con un'orchestra che conoscesse la prassi esecutiva del Settecento. Il passo successivo è stato suggerire di portare tutto questo nel cuore del barocco, Napoli».

Stasera dunque arriva nella città partenopea con l'ensemble Les Musiciens du Prince, complesso barocco che lei stessa ha fondato tre anni fa. È infatti riuscita ad accendere la curiosità di Carolina di Monaco e del fratello, appunto le Prince, coinvolti nel lancio de Les Musiciens, l'orchestra reale più giovane d'Europa.

Perché la voce è solo il punto di partenza di una carriera come la sua, e Cecilia Bartoli ha gestito sapientemente questa sua azienda costruita sulle corde vocali.

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