Cultura e Spettacoli

Che lezione di cinema dalle due Catherine

di Martin Provost con Catherine Deneuve, Catherine Frot, Olivier Gourmet

Il titolo originale della pellicola è Sage femme che è il nome con il quale, in Francia, vengono chiamate le ostetriche. Che è la professione della protagonista, la quasi cinquantenne Claire (Frot), una levatrice vecchia maniera costretta a fare i conti con le cliniche moderne che stanno fagocitando il suo modo di lavorare. Tema evidentemente caro al cinema francese (il nuovo, in medicina, che surclassa il vecchio), tanto da essere al centro di film come il recente «Il medico di famiglia». La donna ha fatto nascere, nella sua carriera, migliaia di bambini, ma ora, il reparto maternità dove lavora (un ospedale della periferia parigina), sta per chiudere. Dal passato, intanto, esattamente trent'anni dopo la sua fuga, ricompare l'estrosa Béatrice (Deneuve), all'epoca amante di suo padre (ora defunto). C'è un motivo per questo ritorno sulla scena. La donna, infatti, è malata e, prima di morire, vuole pareggiare i conti, sistemare gli affetti, a partire dal suo vecchio amante, ignara della sua scomparsa. Una donna non facile, pragmatica, quasi cinica, da «carpe diem», bohemienne, esattamente all'opposto della più equilibrata, rigida e spigolosa Claire. Facile intuire che il loro rapporto, inizialmente difficile, si trasformerà in qualcosa di materno, stravolgendo le loro personalità.

Le due Catherine, Deneuve e Frot, regalano due ritratti di grande spessore di queste donne agli antipodi. A volte, non è la storia a far grande un film. Questa, in effetti, non dice nulla di particolarmente nuovo e sconvolgente. Eppure, con attrici così brave, capaci, anche solo con uno sguardo o un gesto, di riempire di significato una scena, non c'è che da gustarsi il film, in silenzio, con ammirazione e un po' d'invidia verso i nostri cugini. Una pellicola dove vita e morte, passato e presente, amore e abbandono, si alternano come marionette manovrate dai fili del destino. La morale del film spinge sulla condanna del «tutto o nulla».

Occorre sciogliersi, aver voglia di cambiare, fare dei compromessi, ritrovare la joie de vivre, indipendentemente dall'età.

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