Cultura e Spettacoli

Cinema di Stato I finanziamenti con il manuale «cencelli»

di Pedro Armocida

Da oggi nelle sale c'è Mussolini in Sono tornato di Luca Miniero che ai suoi tempi faceva scrivere a caratteri cubitali «La cinematografia è l'arma più forte». Oggi che tutto è cambiato al cinema (Netflix, Amazon...) tutto sembra uguale. Ieri c'è stata la visita istituzionale agli studi di Cinecittà (quelli voluti quando c'era lui nel 1937) guidata dall'attuale Ministro della cultura Dario Franceschini che sarà ricordato per la prima legge di sistema dell'audiovisivo a più di 50 anni di distanza dalla legge Corona. Durante la visita a Cinecittà che è tornata, come un tempo, sotto il pieno controllo statale, sono stati annunciati nuovi piani d'investimento (coinvolti Luce Cinecittà, Rai, Centro Sperimentale di Cinematografia, Cineteca di Bologna) tanto che Franceschini, come in un cinegiornale Luce, ha proclamato: «In qualche anno prevedo che Cinecittà tornerà ai fasti degli anni d'oro». Ma l'altro annuncio che ha destato interesse è quello relativo alla nomina dei cinque esperti «di chiara fama» per i contributi selettivi alla produzione: il regista Pupi Avati, la scrittrice Daria Bignardi, la «contessa del cinema» Marina Cicogna (nipote di Giuseppe Volpi di Misurata inventore nel 1932 - sempre lì si torna - della Mostra del Cinema di Venezia) e i critici Enrico Magrelli e Paolo Mereghetti. A loro il compito (attenzione: a titolo gratuito, per tre anni) di amministrare 80 milioni di euro (il 18% del totale della «torta» della legge cinema che per i film più commerciali prevede un sistema di finanziamento automatico legato agli sgravi fiscali) per i contributi cosiddetti «selettivi» per le opere prime e seconde, le opere realizzate da giovani autori under 35 e le opere di particolare qualità artistica. Cinque nomi scelti personalmente dal ministro, molto attento agli equilibri politici: è il caso della Bignardi in quota «democratica» (da pochi mesi ha lasciato la direzione di Raitre) ma anche ferrarese come lei stessa ha scherzato: «Sono un po' la casalinga di Voghera della situazione. Mi ha convinto Franceschini, non in quanto ministro ma per come lo conosco io, in quanto scrittore ferrarese». In effetti più d'uno ha storto il naso su questa commissione che dovrà produrre il cinema italiano più giovane e sperimentale. Ma non è certo per gli ottant'anni più o meno di Pupi Avati (che, ricordiamolo, è stato nel Cda del Centro Sperimentale nel 2008, gli anni del centrodestra) o di Marina Cicogna, è per la conoscenza di un mondo completamente diverso da quello cinematografico tradizionale.

In questo senso Enrico Magrelli (conduttore di Hollywood Party su Radio Tre) e Paolo Mereghetti (critico del Corriere della Sera) potranno e dovranno fare molto.

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