Cultura e Spettacoli

Colette Rosselli, consigli di bon ton e storie di cani

Luigi Mascheroni

Custode del buon gusto e signora della bella scrittura, Colette Rosselli (1911-96) - nata Cacciapuoti, coniugata Montanelli (Indro) e giornalisticamente nota come Donna Letizia - fu inimitabile regina del saper vivere. In tempi in cui furoreggiava in Italia la presse du coeur, dai sentimentali anni '50 ai troppo moderni '80, la più seguita rubrica di bon ton d'Italia fu la sua, prima su Grazia, poi su Gente. Alta e sottile, un quarto di snob e uno di ironia, Colette rispondeva dalle pagine dei settimanali popolari ai dilemmi del galateo. Come organizzare il ricevimento di nozze, come «aiutare» il figlio omosessuale, come comportarsi al primo appuntamento... Consigli in perfetto equilibrio fra humour e intelligenza. Si chiama stile. Era amatissima dai lettori e quando la sua rubrica fu affidata d'emblée a Raffaella Carrà (!), era il 1984, cosa di cui parlò tutta la stampa italiana, Colette rifiutò molte offerte di altri giornali. «Ho già avuto il mio funerale in pompa magna. Di me si sono scritte cose meravigliose. Se ricominciassi, un giorno avrei un altro funerale. Ma di seconda classe. Meglio smettere quando si è all'apice».

Quando smise di dispensare suggerimenti a mezzo stampa, continuò però a disegnare e dipingere, una passione coltivata fin da giovane. Colette collaborò come illustratrice con Harper's Bazaar, firmò copertine per Mademoiselle e Vogue, e pubblicò fortunati libri per bambini, e anche per signore. Tra le tante storie che raccontò con grazia e savoir-faire c'è anche quella di un cane «viaggiatore», realmente esistito, un bastardino pezzato divenuto famoso per i suoi viaggi ferroviari lungo l'Italia degli anni '50 (e al quale Campiglia Marittima dedicò una celebre statua). La scrisse per un libro a più mani (Tre storie vere di cani, uscito da Mondadori nel 1962) e oggi viene ripubblicata a sé: Colette Rosselli, Lampo. Cane viaggiatore (Henry Beyle, pagg. 40, euro 25; con quattro fotografie di Carlo Bavagnoli). Colette in realtà adorava i gatti (negli ultimi tempi nella sua casa romana affacciata su piazza Navona aveva un persiano color rosa champagne, Bel Ami: era a Montanelli che piacevano i cani) ma dalla partecipazione con cui narra del piccolo Lampo non si direbbe. È un breve racconto di vagabondaggi - Lampo, sbarcato a Livorno da una nave mercantile proveniente dal Canadà, fu adottato dal capostazione di Campiglia, ma imparò a distinguere i convogli lenti da quelli veloci, così da andarsene ogni mattina e tornare a casa al tramonto - di avventure, d'amicizia e di nostalgia. Tutte cose delle quali Colette - che ebbe lunga vita di mondo e ampie confidenze private - aveva perfetta conoscenza.

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