Cultura e Spettacoli

Così Roma fa fallire l'industria del cinema

La Capitale ha perso l'80% delle produzioni: colpa della burocrazia e dei costi eccessivi. Verdone: "Quanta fatica, il prossimo film lo giro altrove"

Così Roma fa fallire l'industria del cinema

"Sa cosa succede ogni volta che finisco di girare un film? I produttori, gli organizzatori, mi prendono da parte e mi implorano: 'Per favore, Carlo, il prossimo non girarlo a Roma, qui è tutto troppo complicato'". Lo sfogo di Carlo Verdone affidato al Messaggero è un grido d'allarme. Roma, la bellissima Roma de La grande bellezza, non è più la capitale del cinema che conoscevamo un tempo. Sebbene per ogni euro speso dalla produzione di un film, l'economia capitolina ne porta a casa 3,57, i costi e le lungaggini della burocrazia stanno rendendo sempre più difficile e oneroso girare in città. Dall'occupazione del suolo pubblico all'accesso alle zone a traffico limitato, fino alle autorizzazioni per riprendere un monumento: l'industria del cinema, che vale circa 20mila posti di lavoro e muove quattromila imprese romane, è letteralmente in ginocchio.

Se un regista inquadra il Colosseo paga una certa cifra, ma se lo riprende in primo piano allora quella cifra lievita notevolmente. Per Io, loro e Lara Laura Chiatti ha dovuto interpretare una scena dentro al Colosseo. Niente di ché. Poche battute "Ci chiesero una cifra spropositata - continua Verdone - fummo costretti a fare in due giorni una scena prevista inizialmente in tre, per risparmiare". Eppure il cinema porta i turiti. E i turisti aiutano a far girare l'economia. Ma in Campidoglio sembrano infischiarsene. Tanto che, negli ultimi anni, la Capitale ha perso l'80% della produzione. "Malgrado esista una legge regionale che incoraggia le produzioni - spiega il presidente dell'Anica, Riccardo Tozzi, al Messaggero - girare film a Roma è diventata un'impresa complicatissima e, quando è possibile, si va altrove". Peccato, perché Roma è il più grande set a cielo aperto. A livello mondiale.

La crisi dell'industria cinematografica romana non è generata solo dai costi. Anche gli uffici ci mettono del loro. La produzione si vede, infatti, costretta a mettere d'accordo Comune, sovrintendenze, polizia municipale, oscuri referenti dei monumenti e l'Acea per le fontane. Un pandemonio, insomma. "Avevamo ottenuto il permesso di girare a Monti una scena di Buoni a nulla - racconta il direttore di produzione Maria Panicucci - e la mattina delle riprese troviamo gli operai che asfaltano la strada. Nessuno li aveva avvertiti". Per ottenere i permessi, poi, la burocrazia italiana ha i suoi tempi. E che tempi. Le lungaggini si sprecano. E fanno sprecare soldi. Ogni giorno.

Non da ultimo, Verdone fa notare che "Roma è un mondezzaio". La Capitale, amministrata dal sindaco Ignazio Marino, è davvero sporca. E nessuno fa alcunché per pulirla. Non solo. I marciapiedi e le strade sono dissetati, i muri sono infestati da scritte e tag. E, quando un produttore si propone di fare delle migliorie, ecco arrivare il burocrate di turno a bloccare tutto.

"Ma come - si interroga Verdone - stai sistemando una cosa che fa schifo e non si può fare?".

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