Cultura e Spettacoli

Dheepan - Una nuova vita, la Palma d'Oro è al cinema

Il vincitore dello scorso Festival di Cannes arriva nelle sale. Racconta l'odissea infernale di una famiglia di profughi in cerca di integrazione nella periferia francese

Dheepan - Una nuova vita, la Palma d'Oro è al cinema

Girato dallo stesso regista de "Il Profeta" e di "Un sapore di ruggine e ossa", "Dheepan" esce nei nostri cinema a distanza di qualche mese da quando a Cannes ha stregato i fratelli Coen, presidenti di giuria del Festival, portandosi a casa la Palma d'Oro. La pellicola permette di inquadrare il processo d'integrazione di alcuni immigrati dal loro punto di vista. Sri Lanka. Per abbandonare il paese lacerato dalla guerra e cercare una nuova patria, un ex combattente (Antonythasan Jesuthasan), una donna (Kalieaswari Srinivasan) e una bambina di 9 anni (Claudine Vinasithamby) che non si erano mai visti prima, si fingono una famiglia e, sfruttando i documenti di alcuni deceduti, arrivano in Francia con lo status di rifugiati. Qui viene procurato loro un alloggio nella turbolenta periferia parigina, una terra di nessuno fatta di casermoni in mano a gang criminali. La piccola inizia ad andare a scuola e gli adulti trovano un lavoro: lui come guardiano e factotum in un complesso di palazzi, lei come badante di un invalido presso la casa di un giovane boss della droga.

Quello in cui vivono è un microcosmo in cui vige la legge della violenza proprio come nei luoghi che i tre si sono lasciati alle spalle. Quando nella banlieue scoppia una guerra tra bande, nella mente di Dheepan i ricordi di quando era un combattente delle Tigri Tamil riemergono dirompenti. Il focus drammaturgico non è tanto sulla denuncia sociale del degrado in cui versano certe realtà, quanto sulle difficoltà emotive e psicologiche affrontate dagli esseri umani al centro della scena. L'attore protagonista, Antonythasan Jesuthasan, è stato un ragazzo soldato fino all'età di 19 anni e la trama si ispira in parte alla sua storia. Il suo volto, così come quello delle due interpreti femminili, sprigiona autenticità e carisma. E' naturale sentirsi presto coinvolti dalle vicende di questa famiglia fittizia, nata per necessità, e in cui non si parla molto se non con gesti d'aiuto reciproco. I suoi componenti si sono trovati catapultati dall'inferno della terra natia a quello, non molto diverso, di una parte di occidente in cui i conti si regolano con spari in pieno giorno e in cui la sopraffazione del più forte sul più debole resta impunita.

All'inizio tra le mura domestiche non mancano tensioni, ma i tre capiscono ben presto che un nucleo di affetti è l'ultimo baluardo possibile di fronte alla brutalità del mondo esterno e che perfino un legame come il loro, nato su di una menzogna, è in grado di sprigionare quel poco di calore umano che permette di sopravvivere. C'è sobrietà nella rappresentazione estetica dei sentimenti, che vengono raccontati più indugiando su alcuni dettagli che ricorrendo a romanticherie. Il grado di complessità di ciascun personaggio va aumentando di pari passo con le sue paure, che diventano sempre più tangibili. Ai primi piani su volti che trasudano ora preoccupazione ora tenerezza, si alternano campi lunghi in cui va in scena la spietatezza degli scontri armati. Il film scorre potente e lucido grazie ad una direzione elegante, interpreti convincenti e un'ottima fotografia. Siamo di fronte ad un esempio di cinema solido che non rinuncia alla ricercatezza di certe scelte visive autoriali, né si sottrae all'impegno di ritrarre uno scorcio d'attualità.

Non serve sapere se il finale, con le sue musiche celestiali, appartenga alla sfera del sogno o del reale: conta soltanto che sancisca il superamento degli inferi.

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