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Quel diavolo di Hurley fa rabbrividire

Nel suo thriller, promosso da Stephen King, tutto il male del «naturale»

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Quel diavolo di Hurley fa rabbrividire

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Massimiliano Parente

Diciamo che veder comparire in un romanzo la figura del diavolo non è proprio una novità. Ma l'inglese Andrew Michael Hurley sembra proprio avere le carte in regola per candidarsi a erede di Stephen King, tant'è che è piaciuto allo stesso King (sebbene King dia il proprio endorsement a una tale quantità di romanzi all'anno che ci si chiede come faccia a leggerli tutti e a scrivere i suoi).

La storia molto diavolesca di Hurley è molto ben fatta, e si intitola Il giorno del diavolo (Bompiani, pagg. 352, euro 18). Ben fatta perché, malgrado la banalità del tema, e malgrado tutto sommato si tratti di narrativa di genere, l'autore riesce a sviluppare la storia per sottrazioni, allusioni, e ovviamente una discreta dose di suspense. La trama è semplice: siamo in Inghilterra, in un paesino sperduto nel Lancashire, dove «non cambia mai niente, non succede mai niente», tranne il fatto che in questo posto desolato un giorno di un secolo fa ha fatto la sua comparsa il diavolo. O quantomeno qualcosa che gli somiglia e gli abitanti credono tale. Meno male, altrimenti i personaggi del figlio, del padre e del nonno non avrebbero retto più di venti pagine senza farci sbadigliare. D'altra parte la brughiera inglese è un luogo che ha sempre affascinato gli scrittori, è dove danzavano anche le streghe di Shakespeare del Macbeth. Ma stavolta non c'è nessuna presenza troppo riconoscibile. E la bravura di Hurley è tutta qui, nel portarci in uno stato di inquietudine e di paura senza definirlo mai troppo. A usare insomma la presenza mefistofelica come una metafora. E dunque montoni i cui genitali vengono aggrediti dal cancro, cani che si ammalano a causa di vermi negli occhi, sangue che spunta nel latte materno. Gli abitanti delle Endland celebrano ogni anno il giorno del diavolo, una sorta di festa apotropaica per cercare di allontanare il pericolo, per la verità non con molto successo.

Alla fine Il giorno del diavolo è un thriller che può piacere anche a chi non ama il soprannaturale, come il sottoscritto. Hurley ci gira intorno senza (quasi) mai cedere alla tentazione di banalizzare il male (o ciò che noi chiamiamo male) in un'incarnazione vera e propria.

Il male è un virus, sono batteri, ogni malattia che può colpirci, «visibile solo in ciò che può contagiare», perché a pensarci nella vita non c'è bisogno del soprannaturale per spaventarci, anzi niente è più spaventoso del naturale.

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