Cultura e Spettacoli

"Lo dico a “Vivavoce”: fare politica vuol dire far bene il mio lavoro"

Esce oggi il doppio album con 28 classici riarrangiati. C'è una cover di Leonard Cohen e in Alice duetta con Ligabue

"Lo dico a “Vivavoce”: fare politica vuol dire far bene il mio lavoro"

Francesco De Gregori come non l'avete mai sentito. Certo, in concerto è abituato - per indole artistica e in omaggio a Bob Dylan - a rinnovare ogni volta le sue canzoni e a far respirare loro nuove atmosfere, ma per la prima volta lo fa su disco in Vivavoce, il doppio album in uscita oggi che il cantautore «ha in mente da una vita» e che raccoglie 28 tra i suoi brani più famosi (o comunque quelli da lui più amati) completamente rivoluzionati negli arrangiamenti. Per farvi capire c'è Alice eseguita a due chitarre e due voci con Ligabue, La donna cannone con gli archi diretti da Nicola Piovani, la cover di The Future di Leonard Cohen, la meno nota Un guanto... E Santa Lucia che contiene un inserto di Come è profondo il mare di Lucio Dalla.

Perché questo disco? E perché proprio adesso?

«Volevo raccontare come vivo oggi la musica che ho fatto nell'arco di quarant'anni, come si è evoluta. Perché farlo adesso? Facevo troppi concerti, ho dovuto smettere per un po' ma non volevo appendere la chitarra al chiodo».

Come sono nate queste nuove versioni?

«Sono venute spontaneamente, in studio. Uno di noi prendeva in mano uno strumento e cominciava a suonare, a seconda dell'atmosfera veniva fuori un brano acustico con il dobro o un pezzo elettrico con l'organo Hammond. È nato tutto così».

E il duetto con Ligabue?

«Ci siamo conosciuti una quindicina di anni fa. Stavo cenando con amici e parenti prima di un concerto e lui a un certo punto arriva e mi abbraccia. Per i miei figli sono diventato un dio. Da allora siamo rimasti spesso in contatto e la sua voce mi è sembrata particolarmente adatta per rifare questo brano che ha richiesto molto coraggio».

Cioè?

«L'ho scritto chiuso in una stanza, da vero cantautore solitario ed è ottimo nella versione originale. Dal vivo è più facile cambiare l'arrangiamento di un pezzo, finito il concerto non rimane nulla, ma su disco è impegnativo».

A proposito di concerti, adesso è in tournée in Europa, come si trova?

«Bene, come quando sono davanti ad un pubblico. Avrei dovuto cominciare 15 anni fa, ma oggi la musica viaggia molto più veloce grazie alla rete. Ho appena suonato a Stoccarda, dove c'erano molti italiani... Lì quando suono Viva l'Italia ha un altro sapore, c'è più colore».

In Santa Lucia c'è una citazione di Lucio Dalla.

«Per me è inevitabile ricordare il Dalla artista. Come è profondo il mare è un o dei suoi brani più drammatici e profondi. Abbiamo suonato insieme nel '79 e nel 2010 e ciò che mi addolora è che non potremo rifarlo più».

Nel cd ci sono Viva l'Italia e La storia una dietro l'altra.

«È una casualità. La prima è una canzone d'amore per l'Italia scritta nel '79 ma che sfugge a una datazione precisa. La storia nasce come un invito a partecipare alle cose del mondo, a non rinchiudersi in una stanza tanto poi le cose ti raggiungono ugualmente».

De Gregori e la politica quindi.

«Per me fare politica vuol dire fare bene il mio lavoro. La politica è una cosa talmente alta che non può essere banalizzata in quattro chiacchiere. Ho le mie idee ma non ho intenzione di parlarne qui».

Ma almeno del nostro futuro cosa pensa?

«Il futuro spero sia migliore. Se tutti si rendono conto che il futuro è fatto di diritti e doveri le cose potrebbero andare bene».

E di Dylan e Cohen che continuano a suonare e a incidere a 73 e 80 anni?

«Continuano per amore della musica. Dylan soprattutto continua a stravolgere la sua musica, in questo periodo è tornato al blues, suonando non solo i suoi brani ma anche quelli di bluesman storici. Del resto è un artista libero sin da quando aveva vent'anni».

Lei ha detto che i rapper sono i nuovi cantautori.

«Non proprio. È vero che i rapper danno molta importanza alla parola, ma la storia non si ripete e i cantautori erano molto più acculturati e scrivevano per un pubblico acculturato».

Ha nuovi progetti?

«Ho in mente tante cose, per esempio la traduzione in musica di alcuni brani di Dylan, che più passa il tempo più rimane il mio guru».

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