Cultura e Spettacoli

Il dirottamento che rischiò di far precipitare Israele

Matteo Ghidoni

da Los Angeles

Il dirottamento del volo Air France 139 da Tel Aviv a Parigi, realmente avvenuto il 27 giugno 1976, era già stato portato sugli schermi in passato, per ben tre volte, ma 7 Days in Entebbe, del regista brasiliano Jose Padilha, promette di avere un sapore diverso. Nel film la parola «fascista» è ricorrente con un'intenzione ben precisa. Due dei dirottatori sono rivoluzionari tedeschi e sanno che la loro scelta di tenere sotto scacco un aereo pieno di ebrei li farà apparire agli occhi del mondo come fascisti, o peggio ancora, nazisti. A loro volta i guerriglieri accusano il regime israeliano di fascismo, per il modo in cui tratta i palestinesi. Daniel Brühl interpreta Wilfried Böse, mentre Rosamund Pike porta in scena Brigitte, due membri del Revolutionäre Zellen, organizzazione di estrema sinistra tedesca, attiva dal 1973 al 1995. I terroristi teutonici, assieme a due combattenti palestinesi del Pflp-Eo (The Popular Front for the Liberation of Palestine External Operation), prendono in ostaggio i 248 passeggeri a bordo del velivolo di linea e minacciano di uccidere tutti, se le loro richieste non verranno esaudite.

A Gerusalemme il primo Ministro dell'epoca, Yitzhak Rabin (Lior Ashkenazi), si scontra con Shimon Peres (Eddie Marsan), Ministro della Difesa, sull'opportunità di negoziare con i terroristi. In sette giorni Rabin dovrà decidere come comportarsi.

Uno degli eventi più noti del conflitto israelo-palestinese viene trasformato in film d'azione. Perez viene ritratto come un opportunista, che sfrutta la situazione per i suoi giochi politici e militari, mentre Rabin appare nel film come pragmatico e deciso. «Questo film continua Brühl mostra ancora una volta che non esiste mai una sola verità». Gli amanti dell'accuratezza storica e della geopolitica, rimarranno delusi. Temi incandescenti come il senso di colpa dei tedeschi ereditato dal nazismo, il terrorismo rosso in Europa, l'ambiguità politica dei paesi africani negli anni Settanta, il conflitto israelo-palestinese e la tensione tra Rabin e Peres, vengono riassunti in apertura e chiusura di film, a vantaggio del thriller.

La vicenda si concluse con un'operazione degli israeliani il 4 luglio 1976 e causò la morte di tutti i sequestratori, tre ostaggi e quarantacinque soldati ugandesi.

L'unica vittima fra i commandos fu il colonnello Yonatan Netanyahu, fratello di Benjamin, attuale premier israeliano.

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