Cultura e Spettacoli

Una discesa nel gorgo della pandemia lunga ben "Sette piani"

Un palazzo accoglie i governatori delle Regioni Peggiore è la situazione del virus, più si scende...

Una discesa nel gorgo della pandemia lunga ben "Sette piani"

Pubblichiamo in questa pagina un racconto scritto per il Giornale dallo scrittore Luca Ricci. Nella sua narrazione Ricci «remixa» un capolavoro di Dino Buzzati, trasportandolo ai giorni nostri. Si tratta del racconto Sette piani che fa parte della raccolta La boutique del mistero pubblicata da Buzzati nel 1968.

Il Paese abolì la tripartizione in fasce colorate gialla, arancione, rossa, - in favore di un'inedita e molto più funzionale strategia a piani.

Per chiarire la questione alle regioni, il governo convocò tutti i governatori a soggiornare nel nuovissimo e avveniristico Centro di Cura. Il Dott. Corte, uno dei governatori incaricati, venne condotto all'ultimo piano, da cui si poteva godere di una vista mozzafiato sulla Vittoria alata dell'Altare della Patria. - Ben trovato, - gli disse un funzionario governativo. - Le hanno già spiegato come funziona? - Veramente no. - È un meccanismo semplicissimo. Il Centro di Cura consta di sette piani, ogni piano corrisponde a un livello di gravità differente. Il Dott. Corte tossì. - Vuol dire che chi scende sta peggio? - Esattamente. Il settimo è per le regioni con forme leggerissime. Il sesto è destinato alle regioni non gravi. Il quinto a quelle ancora non gravi ma da non trascurare e così via - Capisco, ma noi governatori che c'entriamo? Perché questa convocazione? - Perché la task force ha deciso che è meglio tenervi qui, per aggiornarvi costantemente, e per essere sicuri che ciascuno di voi abbia chiara la gravità nella quale versa la propria regione, il grado di rischio. Il Dott. Corte deglutì a fatica. - Io sono all'ultimo piano, il settimo, quindi? - Oh, questo piano è solo una formalità, diciamo. Una sorta di cortesia di benvenuto. - Cioè? - Non c'è nessuno al piano, - osservò il funzionario, prendendo a braccetto il governatore. - Bisogna scendere. - A che piano? - Ho una buonissima notizia per lei! La sua regione si ferma al sei, bisogna fare solo una rampa di scale. - Il sei - ripeté catatonico il governatore. Potrebbe corrispondere a un rischio giallo? - Oh, lasci perdere le vecchie classificazioni coi colori! I cittadini mica sono bambini! Il Dott. Corte venne quindi alloggiato al sesto piano, e si trovava bene. Gli veniva portato sia il pranzo che la cena, e nel resto del tempo aveva un ufficio per poter lavorare.

Questo fino al giorno in cui un funzionario bussò alla sua porta (non si capiva se fosse lo stesso del primo giorno, perché il Centro di Cura brulicava di questi funzionari, correvano di qua e di là, ricevendo e inviando di continuo dati relativi alla situazione del contagio). - Mi dovrebbe usare una cortesia, - disse. - Di che si tratta? - Solo un contrattempo, per una elaborazione errata dei conteggi la sua regione è stata assegnata al piano inferiore, ma le assicuro che appena si potrà la rimanderemo sopra, al suo effettivo piano di appartenenza. - E quindi? - Abbia pazienza, ma dobbiamo scendere al quinto. Il Dott. Corti prese a sbuffare, dicendo che non era possibile, che si sarebbe appellato a questo e quell'organo di vigilanza, ma intanto mestamente rimetteva le sue cose nella valigia e si apprestava a scendere.

Bisogna dire che al quinto non si trovò meno bene. In fondo per la sua regione le restrizioni cambiavano di pochissimo - un coprifuoco prolungato di qualche ora e lì trovò un ufficio più grande, con una porta finestra che dava su un balconcino per fumare.

Quando però si ruppe un tubo dell'acqua al piano e dovettero spostarlo al quarto andò letteralmente su tutte le furie. - La mia regione dovrebbe essere al sesto! - gridava. - E invece mi ritrovo al quarto per vostre inadempienze! Chi glielo spiega ai cittadini? Il funzionario di turno cercava di blandirlo. - È una cosa di poco conto, e poi sa che le dico? Che con le restrizioni del quarto il lockdown finirà prima, e lei alla fine ci farà un figurone. Il Dott. Corti un poco si blandì. - Lei dice? - Glielo assicuro. Il funzionario accettò il trasferimento, pure di controvoglia, sperando che in quel modo le pene per i cittadini si abbreviassero, ma in cuor suo si ripromise di non traslocare mai più per futili motivi.

Passarono alcuni giorni, forse settimane, perché stando rinchiusi là dentro il senso del tempo aveva preso dei contorni vaghi. - Dott. Corti? - lo chiamò a un certo bel momento un funzionario. - Che c'è? La situazione si è aggravata? - Bisogna impegnarsi tutti per abbattere la curva. - Che mi vuol dire? - Bisogna inasprire queste restrizioni. E analizzando tutti i grafici abbiamo capito che il piano ideale per la sua regione è il secondo. Il Dott. Corti impallidì. - Mi fate scendere di due piani? Così, senza preavviso? Il funzionario si limitò ad annuire, mentre lui stesso preparava la valigia al governatore. - Ma allora sono un malato grave? - chiedeva Il Dott. Corti mentre scendeva di due rampe. - Per me non c'è salvezza? Al secondo piano il Dott. Corti sprofondò in una specie di catatonia. Lavorava malvolentieri ed evitava perfino le telefonate dei familiari. Da quanto tempo lo tenevano imprigionato là dentro? Avrebbe finito per ammalarsi, perché il contagio era una cosa seria ma anche la paura lo era.

Poi, alla fine, vennero a bussargli, e capì che il momento tanto temuto era arrivato. - Bisogna scendere? - chiese con un filo di voce, senza neanche che ci fosse bisogno di aspettare la risposta. Al primo piano c'erano le regioni per cui era inutile sperare, lo sapevano tutti. - L'unica regione è la mia? - domandò sbigottito, quasi piagnucolando. Il funzionario sorrise. - Presto arriveranno anche tutte le altre.

Poi una serranda automatica scese lentamente a coprire l'unica finestra, chiudendo il passo alla luce.

Commenti