Cultura e Spettacoli

Il disco globale di Bocelli: "Il mio pop senza tempo con Sheeran e Dua Lipa"

Il tenore torna alla canzone dopo 14 anni: «Si intitola Sì anche se siamo nell'era del no»

Il disco globale di Bocelli: "Il mio pop senza tempo con Sheeran e Dua Lipa"

Andrea Bocelli non è soltanto una questione di voce. È soprattutto stile. Ieri, nel favoloso e minuscolo Teatro Gerolamo in centrissimo a Milano, ha presentato il suo primo disco pop in quattordici anni e aveva l'umiltà di un debuttante, mica di un best seller da 85 milioni di copie vendute a ogni latitudine. «Ho atteso così tanto perché è veramente difficile trovare una canzone degna di accompagnare le giornate di ciascuno», spiega mentre, presentato da Filippa Lagerback, racconta le canzoni dell'album Sì, prodotto da un maestro come Bob Ezrin che ha firmato capolavoro di Lou Reed, Alice Cooper, Pink Floyd: «Tutti mi hanno suggerito possibili titoli per il disco, ma alla fine ho scelto quello suggerito mio figlio Amos, che mi è garbato subito: Sì. Tutti vogliamo sentire un sì, sia dalla nostra compagna che dalla pubblica amministrazione... Oggi siamo in un mondo pieno soprattutto di no o di nulla». Invece al tenore italiano più famoso del mondo hanno detto sì sia Ed Sheeran che Dua Lipa, praticamente il meglio del pop in circolazione. Uno duetta con Bocelli in Amo soltanto te con un testo adattato in italiano da Tiziano Ferro: «La sua personalità mi ha colpito molto. Non gli piaceva come era venuta la prima versione del duetto così ha preso un volo Easy Jet (coraggioso - ndr) ed è venuto a casa mia per convincermi a cambiare la mia parte: io non volevo cantare in modo operistico perché all'interno di un brano pop mi sentivo come un elefante in cristalleria. Però mi ha fatto cambiare idea ed è pure nata un'amicizia». La spontaneità dell'arte.

L'altra megastar che canta in Sì è Dua Lipa, 23 anni, origini albanesi kosovare, talento puro in If only: «Non ci siamo mai incontrati ma spero di cantare con lei su qualche palco in giro per il mondo». Invece ieri, sul palchetto del Gerolamo, Bocelli ha cantato con suo figlio ventunenne Matteo il brano Fall on me che è di rara intensità ed è già stato inserito nella colonna sonora del nuovo film Disney, Lo schiaccianoci e i quattro regni in uscita il 31 ottobre: «Voi non ci crederete, ma io Matteo non l'avevo mai sentito cantare perché si vergognava di cantare davanti a me. L'ho ascoltato con attenzione e mi sono accorto che aveva tutto ciò che non si impara. Il modo di porgere un brano, ad esempio, è una virtù innata. Il resto si può studiare e lui lo fa, per ora è solo uno studendetello di Conservatorio, anche se respira musica da quando è nato». In sostanza, parola dopo parola, Andrea Bocelli (che è arrivato in ritardo di un'ora, vittima della nebbia che ha frenato l'elicottero) ha raccontato un disco che è fatto di «pop senza tempo», come ammette lui. «Le definizioni spettano ai giornalisti, ma questa ci sta: se registri una canzone alla moda, vuol dire che durerà poco e a me non va bene. Ad esempio, Con te partirò è un brano senza tempo», sorride prima di precisare che lui manco si volta se i suoi figli lo chiamano papà: «Io sono il babbo», conferma marcando l'accento verace di Lajatico. In fondo, come spiega, «questo album mi assomiglia molto, rispecchia la mia sensibilità» e in effetti il «sistema Bocelli» è magnificamente incentrato sulla famiglia vista alla vecchia maniera: «Io sono figlio di contadini, gente unita e abituata a ritrovarsi intorno al desco sia a pranzo che a cena. Penso che sia il modus vivendi per l'uomo giusto», spiega prima di aggiungere una riflessione: «La disgregazione famigliare fa comodo a molti perché, quando le famiglie si separano, ovviamente le spese singole aumentano». Non fa una grinza.

E non è un caso se si commuove pensando al dramma di Michael Bublé, che minaccia il ritiro per seguire a fondo la malattia del figlio: «Spero che cambi idea e lo chiamerò nei prossimi giorni. Tanti anni fa, David Foster mi fece sentire il provino di un esordiente: dopo un minuto ho detto che mi sembrava un fenomeno. Era Bublé». Insomma, adesso riparte l'avventura pop del tenore più famoso del mondo, uno dei pochi italiani che abbia il coraggio di dire pubblicamente che «quando all'estero criticano il mio paese, rispondo di badare al loro, io sono orgoglioso di essere italiano».

Ce ne fossero.

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