Cultura e Spettacoli

Disoccupy Gotham Il cavaliere oscuro contro gli indignati

Nel terzo capitolo della saga, il supereroe difende la città dal "rivoluzionario" Bane

Oggi, in molte sale italiane, si potrà vedere in anteprima il film evento di questa estate 2012. Quel Cavaliere oscuro - il ritorno che rappresenta anche l'epilogo della trilogia su Batman firmata da Christopher Nolan. Una pellicola funestata dalla strage compiuta in un cinema di Denver dal killer James Holmes alla prima del film. Ed accompagnata da numerose polemiche: a luglio, il famoso sito Rotten Tomatoes è stato costretto, per qualche giorno, a sospendere i «commenti» sopra le righe rivolti da fan imbufaliti contro i giornalisti rei di aver stroncato il film. Questo per dire con che carico di aspettative arriva questo terzo capitolo, buon ultimo, anche in Italia (nelle sale sarà ufficialmente distribuito dal 29 agosto). Valeva la pena attendere tutto questo tempo perché tra i tanti episodi numero 3 delle varie saghe cinematografiche questo è, senza dubbio, uno dei più riusciti; pur con qualche ma. A cominciare dall'eccesso della durata (2 ore e 45 minuti) per arrivare a qualche buco di sceneggiatura. Nolan mette troppa carne al fuoco (soprattutto nella prima ora e mezza quando dovrete fare appello a tutta la vostra buona volontà per non alzarvi dalla poltrona ed andarvene), con un accavallarsi di colpi di scena che rende la visione del film non semplice da seguire. Poco male, perché, almeno, il regista sfrutta i tanti minuti a disposizione per raccontare, come suo marchio di fabbrica (Memento o Inception), le dinamiche psicologiche, quasi shakesperiane, dei suoi protagonisti, badando meno al divertissement (l'opposto di uno Spider-Man per intendersi) e più ad alzare l'asticella intellettuale del suo pubblico. E poi, nell'ultima ora, libera lo spazio alla fantasia regalando emozioni allo stato puro che la visione in Imax (caldamente consigliata) renderà ancora più sublimi. Alcune scene (il campo da football inghiottito) sono seducenti, accompagnate da una calibrata colonna sonora. Per farlo, poi, dà respiro ad una Gotham City che non fa nulla per nascondere la New York devastata dal terrorismo. Anzi, ogni rimando è fin troppo chiaro, dalla geometria dei grattacieli alle panoramiche dei suoi palazzi. Si può dire, anzi, che la città sia protagonista fondamentale del film.
Sono trascorsi otto anni da quando Batman (interpretato dal miglior Christian Bale della trilogia) si è autoesiliato. Con il suo gesto, ora a Gotham City, grazie al Dent Act, tutto sembra filare per il meglio ma ecco che una minaccia si profila all'orizzonte. Ha i connotati di Bane (un grande Tom Hardy), un orfano (come il poliziotto Blake, il miliardario Wayne e un personaggio chiave che si svelerà nell'epilogo), terrorista psicopatico ed incarognito, con maschera per lenire i dolori, che occupa Wall Street come un indignados per sovvertire l'ordine economico esistente, al grido di «abbiamo strappato la città ai corrotti, ai ricchi, agli oppressori e la restituiamo al popolo». Nolan ha negato ogni riferimento o critica al movimento «Occupy Wall Street» (in America se n'è discusso molto) ma pur con tutti i distinguo del caso (è pur sempre un film hollywoodiano e qui gli indignados sono sanguinari) diventa difficile non leggere l'impatto politico di quella scena. E il suo grido d'allarme sul pericolo della manipolazione dei movimenti populisti. Del resto, la pellicola di Nolan è il manifesto della società aperta, liberale e Batman è il custode dell'ordine, un «conservatore» che vede con il fumo negli occhi chi propugna derive «anarcoidi». Nessuno occuperà la città libera finché qualcuno sarà disposto a sacrificarsi per essa - è il Wayne pensiero -, combattendo l'ingiustizia e ripristinando l'equilibrio.
Pazienza poi se l'uomo pipistrello, che è il motivo per cui uno paga il biglietto, lo si veda pochino in costume ma quasi sempre depresso ed anche un po' fantozziano visto che banalmente si fa estromettere dall'azienda e ridurre al lastrico. Si fa fregare una collana dalla convincente Anne Hathaway versione Catwoman che scappa dalla finestra facendo salti mortali sui tacchi 12 (nessuno spiega però perché indossi un costumino attillato e come faccia, gracilina, a menare cazzotti come Batman). E si fida un po' troppo di Marion Cotillard, diventata, suo malgrado, celebre, in questo film, per lo sbeffeggio subito in rete su una sua scena che vedrete nel finale. Oltretutto, con grande dispiacere della critica di Repubblica che non riesce proprio a darsi pace, lascia entrambe le donne intonse non regalando alla giornalista nemmeno la visione di una sfumatura di grigio. Il povero Wayne viene anche pestato da Bane e mollato dal fido Alfred. Più solitario e dark di così si muore.
Siccome è un film firmato da Nolan, non aspettatevi un finale definitivo. Epico sì, ma siamo dalle parti della trottolina di Inception (muore, non muore?). Eppure, nel suo complesso, questa trilogia rimane un piccolo gioiello distopico, maledettamente calato nella realtà.

Che ha meritatamente incassato tantissimo in tutto il mondo. Riuscirà a Batman l'impresa di farlo anche in Italia?

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