Cultura e Spettacoli

Il Dumbo di Tim Burton, un ritorno deludente

Il Dumbo di Tim Burton, un ritorno deludente

Dopo La bella e la bestia e Il Libro della giungla, per citarne solo un paio, la Disney continua la campagna di rivisitazione dei suoi classici riproposti in versione live action, andando a ripescare l'elefantino Dumbo, a quasi ottant'anni (era il 1941) dalla versione animata. E lo fa affidandolo a Tim Burton, dopo l'ottimo successo ottenuto con Alice in Wonderland che, a ben vedere, è stato il capostipite di questo filone remake della casa di Topolino. Immaginate, dunque, l'attesa dei cinefili per una simile accoppiata, Dumbo-Burton, su grande schermo. Risultato? Deludente. Nel senso che tutto sembra, questo film, tranne che uno di Burton. Non un'atmosfera, non un'idea delle sue. C'è solo il marchio Disney e basta. Anzi, nemmeno quello considerando l'avarizia di emozioni regalate. Che senso ha ingaggiare un regista con quella cifra artistica, anche se in ribasso, per poi fargli dirigere il compitino? Sarebbe come scritturare Dario Argento per il remake di Profondo Rosso, chiedendogli di non usare il sangue in scena.

Che sia colpa di Burton o meno, poco importa, perché il vero punto debole della pellicola sta nella sceneggiatura mal scritta. Personaggi tratteggiati con poco spessore, relazioni tra gli stessi nemmeno da minimo sindacale, Eva Green che un attimo prima è cattiva e immediatamente dopo improvvisamente buona e via dicendo. Rispetto al cartone, non ci sono animali parlanti. Eppure, i 64 minuti dell'originale sono stati dilatati a oltre due ore per raccontare le vicende di Holt (Colin Farrell), reduce di guerra, senza un braccio, che torna dal fronte per andare nel circo di Max Medici (Danny DeVito) dove lavorava prima della guerra. La moglie è morta e lui non è molto bravo con i figli Milly e Joe. La nascita di Dumbo, elefantino dalle grosse orecchie, sconvolgerà la vita della compagnia. L'animale sa volare, ma viene distaccato dalla madre. Su Dumbo, mettono gli occhi V.A. Vandevere (Michael Keaton) e l'affascinante trapezista Colette (Eva Green), reclutandolo per il circo Dreamland. Raramente ci si appassiona alla storia, mai emozionante, almeno dieci passi dietro il cartone originale.

Si spera solo nella benevolenza degli spettatori più piccoli.

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