Cultura e Spettacoli

E ora Benigni porta in tv i 10 comandamenti (prima che Renzi li cambi)

Dopo Dante e la Costituzione, il comico toscano affronta "le frasi più famose del mondo". E annuncia il nuovo film

E ora Benigni porta in tv i 10 comandamenti (prima che Renzi li cambi)

«Gli atei? Mi sembrano un po' noiosi. Parlano sempre di Dio». Mentre lui - almeno giudicare da quel che fa in tv - ateo proprio non si direbbe. E nemmeno noioso. Dopo L'ultimo del Paradiso (2002), L'Inferno (2008) e il Tutto Dante (2013), al giornalista che domandava quale altro argomento a sfondo religioso gli restasse da trattare, Roberto Benigni ribatteva: i dieci comandamenti. «Era solo una boutade. Ma il cuore ha cominciato a battermi sul serio. Tanto che non riuscivo a parlarne. Allora l'ho riferito al mio agente, Lucio Presta. Nemmeno lui riusciva a parlarne. Il cuore batteva pure a lui». Detto, fatto: la boutade è diventata realtà.

I Dieci Comandamenti , il 15 e 16 dicembre su Raiuno celebreranno - alla maniera del comico toscano - «grandezza, fascino, eternità» del Decalogo che il dito di Dio tracciò per Mosè sul monte Sinai. Timore d'avere troppo osato? «Chissà: forse mi sto montando la testa. Però giuro: dopo il Decalogo farò L'esegesi dei Sette Nani . Ho certe cose da dire su Brontolo...». Inutile osservare che l'entusiasmo per l'arduo soggetto è - al solito, in Benigni - trascinante e contagioso. «Le dieci frasi più famose del mondo. Hanno segnato per sempre la vita dell'uomo; hanno portato l'infinito nella storia del mondo. Sono il codice etico e morale anche di chi non crede. Bisognerebbe essere ciechi, per non vedere quell'abisso di luce». Ma sono anche, al tempo stesso, «il più grande spettacolo del mondo. Lo dico senza irriverenza: che sceneggiatura ha scritto Dio!». La sua predilezione per i temi religiosi non rivela in lui - afferma (ma qualche dubbio è lecito) - un particolare senso religioso: «Il senso del religioso c'è in tante cose. Dovrebbe esserci anche nella politica. Mi piacerebbe, anzi, che ci fosse in tutto quello che si fa. Luis Buñuel non era forse un credente modello. Ma i suoi film sono religiosissimi».

Inizialmente la serata dedicata a I Dieci comandamenti (programma sui cui costi la Rai ha nicchiato, senza fornire cifre) doveva essere un evento unico: «Ma poi mi sono accorto che per dire tutto sui dieci comandamenti ci vorrebbero più puntate di Un posto al sole . E allora abbiamo raddoppiato. Il Decalogo è inconsumabile. Più che attuale: proiettato oltre di noi. E meno male che sono solo dieci. Se si arrivava al comandamento 18, figurati le discussioni». Per affrontare quel po' po' di materiale - ammette - ha consultato decine di biblisti e storici laici («Praticamente tutti: da Mosè al cardinal Ravasi»), ha fatto ricerche linguistiche e redazionali («Ma uso la versione originale, non corretta da alcuna commissione d'esperti. Qui l'Esperto è uno solo»), ed è naturalmente esaltato all'idea di proporre tutto questo all'ampio pubblico della tv generalista: «Chissà Mosè che avrebbe detto, 3500 anni fa, se avesse saputo che avremmo parlato di lui a viale Mazzini!».

Inevitabilmente non mancheranno, in quell'abile mix di temi alti e linguaggio popolare che è il segreto d'una efficace divulgazione, i riferimenti alla cronaca politica. «Volete sapere se parlerò di Berlusconi? Beh: l'abbiamo fatto per vent'anni. Quando Silvio venne battuto, “Vedrete: lo rimpiangerete”, dicevano ai comici. Ma non è vero: non è che quando c'era Andreotti si piangesse. E ora al posto suo c'è Renzi. Matteo me lo ritroverò davanti sicuramente».

Almanaccando attorno alle tavole della legge, Benigni ammette di sentirsi a proprio agio soprattutto con tre comandamenti: «“Onora il padre e la madre”, e “Ricordati di santificare le feste”. Perché? Perché non hanno il 'non' dentro. Me li porterei in Paradiso!». Qualche problema in più, ammette, ce l'ha col basilare “Non commettere atti impuri”. «Anche perché pare che la Chiesa ne abbia allargato il senso: nel testo ebraico si dice “Non commettere adulterio”». Il più alto? «“Io sono il Signore Dio tuo”. E poi ci sono quelli semplici e immutabili, che non si possono interpretare. “Non rubare”, “Non uccidere”. Del resto, considera, i Dieci comandamenti li conoscono tutti. Ma li confondono. “Non uccidere la donna d'altri”, “Non rubare durante le feste”...».

E il cinema? Tanta tv ha tolto a Benigni la fame del grande schermo? «Anzi! Sto preparando il soggetto del mio prossimo film. Ma ho saputo che stanno rimettendo mano alla Costituzione, quindi bisogna che mi sbrighi a fare i Dieci comandamenti.

Non vorrei che cambiassero pure quelli».

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