Cultura e Spettacoli

E a Parco Lambro si ballava tra sesso, musica e utopie

Le foto inedite del festival di «Re Nudo» negli anni Settanta

E a Parco Lambro si ballava tra sesso, musica e utopie

Tutti giovani, tutti impegnati, tutti di sinistra tra sparuti e spaesati carabinieri, ma soprattutto femministe, «cani sciolti», figli dei fiori e ragazze madri, e poi topless, nudi integrali (più maschili che femminili), fango, canne, balli, gonnelloni, tende, panini, slogan, love&peace, buone vibrazioni: nell'aria un'eccitante voglia di liberazione dai costumi e del sesso, e tutt'intorno tanta nuova musica. Fu tutte queste cose e molto altro il «Festival del proletariato giovanile» che dal 1974 al 1976 (dopo alcune edizioni in Brianza) trasformò il prato spelacchiato di Parco Lambro a Milano nella più importante, folle e verace - rispetto alla leggendaria Woodstock - manifestazione giovanile controculturale dell'epoca. Contro cosa? Contro la politica dei partiti e persino del Partito, contro i padroni, contro i borghesi e i moralismi, contro le inibizioni e le censure sessuali, contro tutti e tutto. Organizzato dalla rivista Re Nudo - intelligente e arrabbiata testata pop che voleva «liberale» musica, droghe, sessualità e pratiche sociali alternative - la «Festa» di Parco Lambro, dove suonò in quegli anni il meglio del rock italiano: Area, Stormy Six, Dalla, De Gregori, Finardi, VetroVivo, Pfm..., vide una partecipazione giovanile eccezionale: 400mila persone tra il 26 e il 30 giugno 1976, ultima edizione travagliata da scontri con la polizia, disordini e tensioni tra le diverse anime ultra-politiche del festival. Per chi c'era, e per chi lo sentì raccontare, fu la stagione più bella dei «leggeri» anni Settanta prima che diventassero di piombo.

Oggi, con meno idealismo e più distacco, tra la nostalgia di quei giovani reduci e la curiosità dei vecchi benpensanti, si può rivedere tutto ciò alla mostra I giorni del Parco Lambro. Continuous Days (galleria Forma Meravigli, in via Meravigli a Milano, a cura di Matteo Balduzzi, fino all'8 settembre) con le foto scattate nelle edizioni del '75 e del '76 - 13 rullini inediti per 250 immagini - dal reporter Dino Fracchia. Il quale da lì a poco, in un simbolico passaggio di consegne tra due stagioni, quella dell'utopia e quella della violenza, consegnerà alla storia la foto-icona del ragazzo col passamontagna e la P38 che spara ad altezza uomo in via De Amicis.

Molto, molto lontano da Parco Lambro.

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