Cultura e Spettacoli

Ecco perché piace ai ragazzini (e ai loro nonni)

È la più grande delle favole tecnologiche, ambientata in un universo mitico che risveglia la coscienza delle proprie potenzialità

Perché un successo tanto duraturo, che travalica le generazioni, che coinvolge grandi e piccoli, maschi e femmine? A pensarci bene, è un po' lo stesso problema che si pone a livello letterario (e solo dopo cinematografico) per Il Signore degli Anelli, perché tanto successo duraturo? E infatti la risposta è identica. Cosa c'è dunque dietro di essi?Il segreto del successo duraturo di Guerre Stellari si può sintetizzare in una sola e semplice parola: è una favola, ancorché in chiave fantascientifica, cioè tecnologica. Il fatto è che George Lucas ha saputo creare un vero e proprio universo mitico alternativo che mantiene, nonostante difetti e ripetizioni, carenze ed ingenuità, tipici proprio delle favole, la sua potenza di suggestione. E lo ha creato volutamente: basti pensare alla frase, in apparenza paradossale per un film di fantascienza («Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana...») che precede ogni pellicola della serie. Non ricorda per caso l'incipit delle fiabe? «C'era una volta tanto tempo fa...», oppure «C'era una volta in un paese lontano...». Non è ovviamente un caso, anche se si tratta di una contraddizione in termini (ci si riferisce al passato quando si parla del futuro) che peraltro si riverbera nei film stessi in cui si mescolano la supertecnologia al Medioevo (i costumi, i metodi di combattimento e l'etica degli Jedi a metà fra cavalieri arturiani, samurai e adepti di una setta esoterica) e addirittura al Settecento italiano (si pensi alla Reggia di Caserta e alla Villa del Balbianello, a Lenno sul lago di Como). Il tutto, ecco l'arma vincente, senza incongruità, senza alcuna sensazione di ridicolo o di disagio. Perfettamente combacianti.Non basta. Lucas, creando il filo conduttore della trama, si è basato sulle teorie del «mito in azione» dello studioso americano Joseph Campbell (1904-1987), il cui nome non è ignoto ai lettori italiani per i suoi affascinanti libri e le cui idee sono spesso poste accanto a quelle di Mircea Eliade, con il quale collaborò, e di Carl Gustav Jung. Tutti e tre sostenevano che il mito non è completamente scomparso nell'odierno mondo della tecnoscienza, ma ancora riesce a produrre effetti positivi se si è capaci di risvegliarlo, anche tramite i moderni mass media che non riescono del tutto a pervertirlo. Campbell affermò perentoriamente che «la tecnica non ci potrà salvare» e propugnava un rafforzamento dell'Io in una società che tende ad appiattirlo, «normalizzarlo» e al limite frantumarlo. La presa di coscienza di sé, dei propri valori e delle proprie possibilità è un modo per sopravvivere all'onnipotenza del mondo moderno e tecnologico, quello di oggi come quello di domani. Il mito può operare ancora e ancora produrre i suoi effetti benefici attraverso particolari figure archetipiche, come ad esempio può essere l'«eroe» o il magister. Di conseguenza, la «Forza» alla quale fare affidamento e attingere, di cui si parla in tutti i film della serie, non si deve intendere solo come qualcosa di «esterno» e oggettivo, ancorché spirituale o metafisico, ma anche come qualcosa di «interno» e soggettivo.Nella saga le tesi del mitologo americano hanno la loro dimostrazione nell'ambito di un mondo, anzi una serie di mondi, rutilanti e fascinosi, dove le invenzioni e le trovate fantastiche sovrabbondano e trascinano lo spettatore in un Altrove dove, alla fin fine, piacerebbe veramente vivere nonostante i pericoli: esattamente come in un mito eroico classico o in un ciclo cavalleresco o naturalmente nella Terra di Mezzo tolkieniana.Dunque, favola (fantascientifica) in tutto e per tutto, o soap opera come lui dice, quella di George Lucas, che, proprio in quanto tale, ha anche una sua morale adatta ai tempi e all'ambiente che l'ha prodotta, cioè gli Stati Uniti della seconda metà del XX secolo e dell'inizio del XXI, e che si potrebbe definire «politicamente corretta» e tutta americana. Procedendo lungo la via che porta al Lato Oscuro della Forza, gli esseri umani si trasformano e si passerà pian piano dalla democrazia interplanetaria alla dittatura, dalla Repubblica all'Impero. Insomma, la storia si ripete: non è lineare ma ciclica. Come nei miti e nelle favole, appunto. Vedremo cosa combinerà il regista J.J.

Abrams e se saprà raccogliere l'eredità di Lucas.

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