Cultura e Spettacoli

Eleganza e sobrietà: è un capolavoro «Il barbiere» in bianco e nero

Il capolavoro perfetto di Rossini, Il barbiere di Siviglia, ha aperto l'edizione del «Rossini Opera Festival» di Pesaro che festeggia il centocinquantesimo anniversario della nascita del grande compositore.

Spettacolo tutto giocato sul contrasto fra i bianchi delle scene e il nero dei ferraiuoli e dei calzoni. Un gioco goyesco voluto dal decano Pier Luigi Pizzi, che con questo felice allestimento impartisce una lezione di stile e di aderenza allo spirito rossiniano ai troppi improvvisati nella sua nobile professione. Uniche deroghe al bianco-nero: il mantello del Conte d'Almaviva, rosso come la sua passione, la sotto-veste della bella Rosina fra le mura domestiche, azzurra come la sua sincerità, la divisa malva della cameriera Berta (la firma di Pizzi costumista), e il verde-giallo di un vaso di limoni che par uscito da una tela di Codazzi Colori essenziali come la recitazione e l'interpretazione dei cantanti, tutta improntata a evitare qualsiasi deriva verso la macchietta. Cominciamo in ordine di apparizione. Sempre incantevole il fraseggio e il colore vocale del tenore Maxim Mironov, l'efebico Conte d'Almaviva che scioglie in soavità anche le fioriture più ardue. Il Figaro di Davide Luciano è tanto sicuro e incisivo vocalmente quanto prestante fisicamente (si spoglia e si lava durante la cavatina e si becca un'ovazione dal pubblico di tutti i sessi). Altrettanto calata ad hoc nella parte della bella Rosina, il soprano Aya Wakizono, più ingenua fanciulla che smaliziata «vipera». Irresistibile il Don Basilio di Michele Pertusi per l'alta figura allampanata e la simpatica mobilità oculare, il quale durante l'aria della calunnia taglia un salame e impartisce burlescamente la fetta a Don Bartolo come una particola.

Nei recitativi Pertusi si concede il vezzo di balbettare ogni tanto, ma senza mai esagerare. Come fa, del resto, anche Pietro Spagnoli con un rotacismo borghese: finalmente un Bartolo mai caricato, che canta e non parla, che non gioca a fare la parodia del vecchiotto in cerca di compagnia, ricordandosi di essere un «dottore» andaluso di mezzi cospicui e uomo di mondo. Sempre speciale la presenza di Elena Zilio, quale Berta, la connivente cameriera di Rosina. Per la prestazione del direttore d'orchestra, Yves Abel, vale un commento di un melomane nell'intervallo: «è sempre sotto la musica».

Sì, però, da li sotto, almeno non tenta di segnalarsi con idee nemmeno singolari, giovandosi del franco successo dei cantanti e della messa in scena.

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