Cultura e Spettacoli

Enrico Ruggeri: "Quando la sinistra super omofoba mi minacciava"

Fresco di pubblicazione di “Alma”, il suo trentacinquesimo album, il cantautore milanese ha raccontato com’è cambiata la politica dalla sua generazione ad oggi

Enrico Ruggeri: "Quando la sinistra super omofoba mi minacciava"

Enrico Ruggeri ha da poco pubblicato “Alma”, trentacinquesimo album in studio di una lunga carriera iniziata nel 1978 con il glorioso “Punk” dei Decibel. Erano gli anni degli assassinii eccellenti, del terrorismo e della paura, delle radio e tv libere, che il cantautore milanese ha ricordato in un’intervista concessa a ‘Vanity Fair’.

Io suonavo – ha spiegato Ruggeri – e non mi interessavo di politica: già questo voleva dire essere di destra. Non ero niente e non ho mai votato. Però venni minacciato perché avevo i dischi di Bowie: quella sinistra così stalinista era super omofoba e quell’immaginario glam non era gradito”.

Erano altri tempi: l’economia cresceva a ritmi oggi impensabili ma la violenza politica, fuori dal Parlamento, causava morti. Anche la musica si adeguava, come ha ricordato Enrico Ruggeri: “Il musicista doveva essere il cantautore con la barba, scarno, brutto. Senza alcun senso dello show, che è poi il grande limite del cantautorato italiano: bei testi, musiche così così e spettacolo nullo”.

Enrico Ruggeri: “Quando la sinistra omofoba mi minacciava”

Questo l’ho pagato”, ha ammesso Ruggeri. “La critica – aggiunge – non mi ha mai messo in Serie A: neanche in B, diciamo in A1. Cosa peraltro abbastanza semplice da fare, perché in Italia i cantautori non mancano”. Quando arrivò penultimo al Festival di Sanremo del 1984, cambiò tutto. Dal 1985 in poi, l'ex Decibel pubblicò tre dischi nel giro di diciotto mesi, album che lo consacrarono come uno dei cantautori italiani più apprezzati.

Sono fortunatissimo – racconta oggi – perché ho il disprezzo del denaro tipico dei ricchi e la rabbia dei poveri. Per fortuna negli anni 80 e 90 ne ho fatti tantissimi. All’epoca i soldi sembravano non finire mai. In quegli anni a Milano era difficile evitare la cocaina: tutti sniffavano, anche gli operai che mi ristrutturavano casa. Mi dà fastidio pensare che da qualche parte ci sia un coglione che mi vede in tv e dice agli amici, vedi Ruggeri, io con quello ho tirato di coca. La droga avvicina persone che non c’entrano niente tra loro.

Tutto tempo perso”.

Commenti