Cultura e Spettacoli

Fabio Fazio rischia la radiazione dall'albo dei giornalisti

Fabio Fazio rischia grosso. Il conduttore di Che tempo che fa è iscritto all'Albo dei giornalisti Pubblicisti, ha prestato il suo volto per uno spot promozionale della Tim, in onda su tutte le tv nazionali

Fabio Fazio rischia la radiazione dall'albo dei giornalisti

Fabio Fazio rischia grosso. Il conduttore di Che tempo che fa è iscritto all'Albo dei giornalisti Pubblicisti, ha prestato il suo volto per uno spot promozionale della Tim, in onda su tutte le tv nazionali. Peccato però che la deontologia professionale sia chiara: un giornalista non può fare pubblicità, per niente, e può prestare il suo volto soltanto per iniziative benefiche ma non retribuite. La bomba-Fazio, dopo la prima messa in onda dello spot, è deflagrata nel giro di pochi minuti.

Contro il conduttore Rai è piovuto un esposto, reso pubblico su Facebook, in cui si ricorda che Fabio non soltanto ha violato le norme dell'Ordine dei giornalisti prestando il suo volto per uno spot commerciale, ma che con assoluta probabilità, per lo spot, ha ricevuto un lauto compenso che, ad oggi, non risulta essere stato devoluto in beneficenza. Ora, sul suo conto, dovrà esprimersi una giuria costituita non soltanto da giornalisti: per garantirne la terzietà prenderanno parte al giudizio contro il giornalista sotto esame anche persone non iscritte all'ordine. Infatti, ora, il Consiglio di disciplina che è chiamato ad esaminare il suo caso e a prendere eventuali decisioni, potrebbe anche propendere per la radiazione dall'Albo di mister Che tempo che fa (altrimenti, pena minore, Fazio sarà colpito da una sanzione). Il conduttore Rai verrà ascoltato dal Consiglio di disciplina, dove potrà esporre elementi utili alla sua difesa.

Infine, Fazio, intervistato da TvBlog, ha spiegato che avrebbe scritto al presidente dell'Ordine ligure, Filippo Paganini, prima di accettare il ruolo nella pubblicità Tim: Fazio sostiene di aver chiesto delucidazioni e di aver chiesto all'Ordine di cancellarlo dall'Albo nel caso in cui la pubblicità fosse stata contraria alle norme.

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