Cultura e Spettacoli

Fabrizio Poggi e la crema del blues texano

Con la sua armonica voluttuosa e prepotente Fabrizio Poggi (insieme all'altrettanto significativo armonicista milanese Fabio Treves) è il nostro bluesman più internazionale. Recentemente ha suonato al Madison Square Garden di New York in un grande concerto-tributo al glorioso cantastorie Lead Belly e l'anno scorso, girando l'America, ha pubblicato l'album Il soffio della libertà (sottotitolato Il blues e i diritti civili. Una marcia sonora da Selma ai giorni nostri) facendo rivivere alcuni classici della lotta per la libertà del popolo di colore (dal traditional Stayed On Freedom alla dylaniana I Shall Be Released) in compagnia di star del blues e del gospel come i Blind Boys of Alabama, Charlie Musselwhite (anziano tedoforo bianco dell'armonica made in Usa), Eric Bibb, Garth Hudson di The Band. «Il blues non è soltanto qualche cosa che senti nell'animo - dice Poggi - ma è soprattutto ricerca, voglia di parlare di ciò che ti sta attorno». Così, personaggio inquieto Poggi ha inciso (e prodotto) subito un nuovo album, Texas Blues Voices, registrato ad Austin e dedicato alla terra che ha dato al blues patriarchi come Blind Lemon Jefferson e successivamente Sam Lightnin' Hopkins. Lui, naturalmente, ci mette la sua inconfondibile armonica, e schiera al proprio fianco un plotone di eroi del blues texano moderno (e non) come la «regina di Austin» Carolyn Wonderland (nel classico Nobody fault But Mine di Blind Willie Johnson), Ruthie Foster, W.C.

Clark, la «rivelazione» Mike Zito e Guy Forsyth che, armato di chitarra, voce e battito del piede, emoziona con Run On, già nel repertorio di Johnny Cash ed Elvis.

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