Cultura e Spettacoli

"La famiglia" maledetta del diabolico Manson si allarga con Tarantino

La spiritualità malata è un fenomeno, fra serie tv e videogiochi. E ha contagiato anche il regista Tarantino

"La famiglia" maledetta del diabolico Manson si allarga con Tarantino

Una setta di fanatici, la Eden's Gate, ha preso il controllo di Hope County, una piccola regione del Montana. Il loro capo, Joseph Seed, si crede un profeta inviato da Dio e prepara gli adepti al Collasso, un'apocalisse da cui si salverà solo chi è pentito e ha espiato. Seed ha modi dittatoriali e obiettivi già sentiti: ricostruire un mondo privo di ogni male - sopra a tutti il veleno della tecnologia - dove tutti vivono insieme «come una famiglia».

Questa è in breve la storia di Far Cry 5 (Ubisoft), quello che, a oggi, è il videogioco più venduto dell'anno (mezzo milione di copie). Un paio di settimane fa, Netflix ha messo on line un documentario originale in sei episodi, dal titolo Wild wild country, in cui si cerca di ricostruire il trasloco travolgente che avvenne nel 1981 da Poona, Mumbai, a Antelope, deserto dell'Oregon, della setta guidata dal guru Bhagwan Shree Rajneesh, noto come Osho. Le stravaganze dei seguaci, le lotte di potere all'interno della setta tra Osho e la sua portavoce Sheela, gli scontri anche violenti con la gente del luogo, il reclutamento di migliaia di senzatetto per rimpolpare le fila della comunità, ma soprattutto gli arresti da parte dell'Fbi sono cronaca.

Eden's Gate (Amazon ne ha in catalogo anche una versione short movie) e Wild wild country sono solo due sintomi spettacolari di come la controversa spiritualità americana - sempre al limite fra adorazione rockstar-style e culto come lavaggio del cervello - esplosa con la controcultura e il movimento hippie alla fine degli anni '60 sia oggi in fase di risveglio, quantomeno a livello di interesse. Ecco perché è il momento giusto per mandare in libreria la nuova edizione di quello che, per ricostruire i passi più nefasti di tale spiritualità, è diventato un classico: La famiglia (Feltrinelli, pagg. 670, euro 25, trad. di R. Petrillo e S. Rota Sperti). Il librone è un'indagine, eseguita con l'aiuto di investigatori privati e dipartimenti di polizia, sulla creazione e involuzione criminale della setta di giovanissimi americani, tra cui molte ragazze, che diede vita alla comune di Topanga Canyon in California negli anni '60. Comune che aveva come adorato, carismatico e violento leader l'omicida seriale Charles Manson, scomparso lo scorso novembre a 83 anni, dopo una detenzione durata 45 anni.

La firma è quella di Ed Sanders, uno dei personaggi che della controcultura hanno fatto il fulcro della propria esistenza. Poeta, musicista e attivista, Sanders è il fondatore di uno dei più famosi ritrovi beat degli anni '60 a New York, la libreria Peace Eye, e di una delle band, i Fugs, più dissacratorie e irriducibili del periodo, tanto da meritarsi una copertina di Life nel 1967. Classe 1939, ultimo domicilio conosciuto Woodstock, ultimo libro (in uscita negli Usa a maggio) Broken Glory, ricostruzione degli ultimi anni di vita e dell'omicidio di Robert Kennedy, Sanders pubblicò La famiglia per la prima volta nel 1971: «Il caso Manson, aprendo uno squarcio sul mondo di Hollywood, aveva tutti gli ingredienti necessari per suscitare l'interesse della nazione e del mondo intero», scrive nella prefazione all'edizione aggiornata. «Aveva il rock and roll, aveva il fascino del Wild West, aveva i veri anni Sessanta con la loro rivoluzione sessuale, l'amore per gli spazi aperti, la ferocia e le droghe psichedeliche». Ed ecco in poche righe spiegato il motivo per cui ha senso questo libro ancora oggi: «Sesso, droga e crimini violenti» descritti in queste pagine mostrano come un singolo individuo possa acquisire in breve un potere sconfinato di condizionamento, al punto da far eseguire a giovani vagabondi mesmerizzati azioni di morte.

Non stupisce dunque che il librone di Sanders abbia ispirato il prossimo film di Quentin Tarantino (con un cast stellare, tra cui, pare, Margot Robbie come Sharon Tate, Brad Pitt e Leonardo DiCaprio), anche se il regista tiene a specificare che non sarà proprio Manson il protagonista, ma il 1969, ovvero una «rilettura» di quelle atmosfere cruciali per la recente storia americana.

«La merda a volte indossa uno smoking», scrive Sanders a proposito di quella che chiama «proto-barbarie» incarnata da Manson: sottomissione totale, cui davano corpo cerimonie come «il bacio dei piedi»; iniziazioni delle giovanissime, cui Manson chiedeva per prima cosa una prolungata seduta di accoppiamento sessuale, accompagnata dall'invito «Fai finta che io sia tuo padre»; incoraggiamento delle nascite tanto che nella Famiglia vigeva l'assoluto divieto di usare preservativi, pillola e qualsiasi tipo di contraccettivo; «mistica mansoniana», secondo la quale le donne erano schiave prive di anima create per sollazzare i maschi, erano sostenute da tecniche persuasorie frutto di un mix letale fra echi ancestrali di ogni religione conosciuta e «discorsi da magnaccia» appresi da ragazzo in galera (Manson ci passò buona parte degli anni '60) su come «scozzonare le pollastre» e controllare i gruppi di prostitute. Sempre in carcere, a McNeil Island, Manson studiò: magia, negromanzia, manipolazioni dell'Io, motivazione subliminale.

Naturalmente nel dettagliato e mai banale racconto di Sanders ci sono tutti gli elementi per rivivere, momento per momento, ciò che accadde in quell'agosto 1969 che fece di Manson per lunghi mesi il criminale più famoso del mondo: l'omicidio dell'attrice Sharon Tate e di altre quattro persone, i dettagli da rito satanico, la replica della strage il giorno dopo con l'uccisione dei coniugi LaBianca. Ma ci sono anche le chiavi per comprendere come, ancora all'inizio degli anni Duemila, Manson facesse, dal carcere, un sacco di soldi: circa 250mila dollari l'anno.

Grazie alla vendita di magliette, disegni firmati e bamboline voodoo.

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