Cultura e Spettacoli

Fantasia e coraggio: così la televisione è diventata privata

La storia della televisione privata

Fantasia e coraggio: così la televisione è diventata privata

TeleBiella, TeleNapoli, TeleReggio, TeleGenova. Te l'hanno mai raccontata la storia delle tv private? Una storia così improvvisata e fantasiosa - proprio come quelle prime trasmissioni dove si imparava solo sperimentando - che ogni ricostruzione è a sua volta un programma. Switch on. Una delle prime a essere accesa, anzi la prima in assoluto in Italia via etere mentre tutte le altre trafficavano ancora coi cavi, fu Telealtomilanese, pioneristica emittente lombarda creata da Renzo Villa e Giuseppe Mancini, anno di antenne anarchiche 1975, grazie soprattutto all'impegno e al talento di Enzo Tortora, volto simbolo della piccola tv locale e nome forte della battaglia contro il monopolio siglato Rai (poi arrivò la sentenza della Corte costituzionale nel 1976). Telealtomilanese fu, fra tanto altro, la prima emittente privata a mandare in onda un tg. Sigla. Libertà d'antenna in libero mercato per la libertà di pubblicità e di informazione. Anche così cambia, e cresce, un Paese.

Il paese in cui nacque Telealtomilanese è Busto Arsizio, via Caprera 28, provincia abbiente e beata, a nord del profondo Nord. E fu una rivoluzione così grande, che fu divisa in due. Nella scissione una parte delle frequenze mandò in onda, 3 novembre 1977, Antennatre Lombardia (il cui enorme centro di produzione, 6.000 mq, all'epoca tra i più moderni d'Europa, era in un capannone poco più in là, a Legnano, sul confine con il comune di Castellanza), e l'altra parte fu trasferita a Cologno Monzese, dove poi cedette le frequenze alla Fininvest di Berlusconi, che non era ancora Cavaliere ma già Sua Emittenza: nel 74 aveva inventato Telemilanocavo, un canale di servizio per gli abitanti del quartiere residenziale Milano Due, che poi nel '76 diventò Telemilano, che poi nel '78 assumerà la denominazione Telemilano 58, che poi nell'80 si muta, come un biscione, in Canale 5. Corri a casa in tutta fretta..

E a casa è tornata anche la vera storia delle tv private, a Busto Arsizio, in occasione del BAff, il Busto Arsizio Film Festival alla sedicesima edizione: lunedì sera è stato presentato in anteprima nazionale Il sogno giovane. La nascita della tv libera in Italia di Marco Maccaferri, una docu-fiction prodotta da Alessandro Munari per l'«Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni» in cui quattro ragazzi della scuola di cinema mettono in scena la costruzione di quella meravigliosa storia, fra rare immagini di repertorio (piene di curiosità), interviste (tra cui a Fedele Confalonieri, uno che conosce bene la faccenda..., e Adriano Galliani, imprenditore della Elettronica Industriale di Lissone specializzata in apparecchiature per la ricezione dei segnali televisivi che fece affari e fortuna con Silvio) e ricordi: la risata di Lucio Flauto, i primo show di Boldi&Teocoli, varietà oggi improponibili, spogliarelli ruspanti, talenti nascenti che avrebbero fatto concorrenza alla Rai, piccole fabbrichette di provincia diventate multinazionali grazie alla pubblicità in tv, un Mike Bongiorno inossidabile mattino-mezzogiorno-sera, e poi Abatantuono, Faletti, i Gatti, Lippi, Cecchetto, un Enrico Ruggeri ragazzino, una Brigliadori cotonata, vecchi telefilm, classici con Totò e B-movie. Erano dilettanti allo sbaraglio (ma c'erano anche grandi professionalità) e conquistarono lo schermo. Come dice qualcuno nella docufiction, la tv commerciale rispetto alla Rai era come l'iPhone rispetto al Motorola.

E' il nuovo che seduce. Pronto, siamo in diretta?

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