Cultura e Spettacoli

Fantozzi sempre attuale a 40 anni dal primo film

Il ragionier Ugo Fantozzi è ancora oggi l'italiano medio, a 40 anni dall'esordio al cinema.

Fantozzi sempre attuale a 40 anni dal primo film

Era il 27 marzo 1975 quando il primo omonimo film di Fantozzi giunse al cinema, come annuncia l'Agi.

Il personaggio del ragionier Ugo Fantozzi era nato dalla fantasia di Paolo Villaggio, che per un periodo della sua vita ha lavorato all'Italsider e decise di trasporre comicamente quell'esperienza: l'attore ha portato poi Fantozzi in TV nel 1968 e poi in dieci film - il primo appunto nel 1975 - svariati libri e perfino una graphic novel. Il successo al botteghino per il primo film fu entusiasmante e durò per svariati mesi, ma ancora oggi non ci si può fare a meno di interrogarsi sul perché Fantozzi abbia avuto così presa sul pubblico.

Ugo Fantozzi, ancor più di molti dei personaggi portati sullo schermo da Alberto Sordi, riuscì a incarnare perfettamente l'italiano medio, incollato al suo ruolo di impiegato pigro e sfortunato, sgrammaticato nel linguaggio, aspirante traditore della moglie per rimarcare una virilità inesistente, che rigetta la cultura in favore del calcio, che ama i piaceri semplici come il frittatone di cipolle, la Peroni gelata e il rutto libero in poltrona davanti alla TV.

Insieme a Fantozzi, anche gli altri personaggi di quell'universo rimasero nell'immaginario collettivo, dal miope ragionier Filini (Gigi Reder), alla seducente signorina Silvani (Anna Mazzamauro), allo scorretto Geometra Calboni (Giuseppe Anatrelli), fino alla rassegnata moglie Pina (in alcuni film Liù Bosisio, in altri Milena Vukotic) e l'orrifica figlia Mariangela (Plinio Fernando).

Come in molti personaggi letterari e cinematografici, Fantozzi è un antieroe: sfortunato come Paperino ma con un lato oscuro come Batman, nel suo mondo trucido fatto di butterati panettieri, latin lover di provincia, tragiche gite aziendali e capi rigidissimi, austeri e aristocratici, Fantozzi riesce sempre a far spuntare un sorriso, perché le sue sciagure sono quelle di tutti. Tra le tematiche che il film anticipò ci sono infatti il mobbing, la crisi economica, il divario sociale, l'ignavia politica, la filosofia del wannabe. È molto difficile vedere Fantozzi come un estraneo: lui è parte di un'Italia che c'è ancora, che crede di non meritare un lavoro, che si sottomette ai potenti.

Perché, nonostante in questi 40 anni l'Italia sia molto cambiata, per certi versi è ancora la stessa.

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