Cultura e Spettacoli

«La Favorite», un raro e prezioso Donizetti

Un grande scrittore presente alla prima della Favorite di Gaetano Donizetti (1840), Théophile Gautier, rimproverava al direttore dell'Academie Royale de Musique di aver tirato i cordoni della borsa: «all'Opéra, la prodigalità è la migliore economia». Per Gautier l'opera in quattro atti di Donizetti non aveva beneficiato di scene e costumi adeguati, mentre il libretto offriva quinte pittoresche.

Al Festival di Salisburgo non hanno avuto imbarazzi scenici: l'esecuzione era, infatti, in forma di concerto. Il tema storicamente rilevante nel paese di Madame de Pompadour e della Contessa di Castiglione del concubinaggio reale rimaneva un sottofondo ideale. «Léonor - spiegava Gautier - era la favorita del re, un buon diavolo annoiato dalla moglie che avrebbe ripudiata per l'amante», come facevan tutti, per «contrariare il Santo Padre». La sua Favorita però ama un giovane cavaliere, Fernand, strappato ai voti conventuali. Il quale, quando viene a conoscenza del misfatto, dopo aver impalmato Léonor, rispedisce al sovrano collare di marchese e spada, e torna in convento. In un sublime ultimo atto, la tentatrice, pellegrina sotto mentite spoglie, impetrando il perdono, seduce nuovamente Fernand, pronto all'abiura. A togliere il tenore da sconvenienti spergiuri giunge la Morte. Donizetti scrivendo quest'opera più che alla Favorita del Direttore dell'Opéra (Rosine Stolz) pensò al suo Favorito tenore Gilbert-Louis Duprez, per il quale scrisse una parte stupenda. Non a caso prediletta in tempi recenti da artisti come Kraus e Pavarotti. Juan Diego Flórez, anche senza fioriture belcantistiche dove non ha rivali, ha dato sfogo al suo temperamento con naturale freschezza. Il colore ambrato e l'omogeneità dei suoni di Elina Garança (Léonor), e la potenza sicura degli acuti, sono stati degno pendant alla prova di Flórez. Entrambi festeggiatissimi dal pubblico di Salisburgo, che gli ha tributato ovazioni trionfali. Autorevole lo sperimentato baritono francese Ludovic Téziers (Alfonso); più in ombra il Balthasar di Carlo Colombara.

Il maestro Roberto Abbado che guidava l'Orchestra della Radio di Monaco di Baviera e il puntuale Coro Philharmonia di Vienna, ha, fra i numerosi meriti, anche quello di aver serrato il ritmo narrativo senza abbandonare la cura musicale.

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