Cultura e Spettacoli

La fiera milanese decolla però vola a bassa quota

Alla kermesse editoriale meno di 70mila persone I vertici abbozzano: "È soltanto la prima edizione"

La fiera milanese decolla però vola a bassa quota

Voltata, ieri sera, l'ultima pagina di Tempo di libri, è il momento della riflessione. Come sempre quando si finisce un nuova lettura. Ma ci è piaciuto o no, questo libro? Di cosa parlava? Valeva la pena leggerlo? Ma poi: è un bestseller o un libro per pochi?

DARE I NUMERI Tempo di libri finora non è certo un evento di massa. Anche se ieri il sindaco di Milano Giuseppe Sala si è scocciato perché i giornalisti facevano confronti tra la fiera di Milano e il Salone di Torino, è evidente che i visitatori del secondo, la prima se li sogna. Almeno per ora. I vertici dell'evento milanese, obtorto collo, pressati dai giornalisti, ieri hanno fatto trapelare alcuni numeri riguardo a questa cinque-giorni (i dati ufficiali arriveranno oggi): secondo Renata Gorgani, Presidente della Fabbrica del Libro, «non siamo così lontani dal valore minimo delle previsioni della vigilia», che erano tra i 70-80 mila biglietti staccati (ma qualcuno ha fatto notare che una scheda tecnica sul sito di «Tempo di libri» parlava di 150mila persone previste, mentre Federico Motta, presidente dell'Associazione italiana editori, qualche settimana fa, in tv, parlava di 130mila). Comunque sia, 70mila visitatori (che significa 14mila al giorno, e sinceramente a noi che abbiamo vissuto qui dentro dalla mattina alla sera sembrano davvero troppi) non è una grandissima cifra. Certo: era la prima edizione, certo le date erano infelicissime (lo hanno ammesso gli stessi organizzatori), certo non si è fatto in tempo a coinvolgere le scolaresche, vero tutto. Però, a volere fare i confronti, lo scorso anno il Salone di Torino, al netto delle cifre gonfiate, ha fatto 126mila visitatori. Quindi per Tempo di libri parlare di flop è troppo; ma dire che «abbiamo ottenuto ciò che ci aspettavamo», anche.

MI-TO, ANDATA (SENZA) RITORNO Per mesi giornalisti, editori e organizzatori dei due eventi hanno inevitabilmente vissuto del confronto fra il nuovo Tempo di libri a Milano e il vecchio Salone del libro di Torino, che andrà in scena tra poche settimane. Oggi la sensazione è che a gongolare sia Torino (visti i risultati della prima edizione milanese). Però siamo quasi sicuri che alla lunga sarà Milano a vincere su Torino, forse persino a liquidarlo (alcune ragazze alle casse d'entrata dicevano: «Quella di Milano è l'unica fiera del libro che c'è»). Tempo di libri può contare su una struttura, un'organizzazione e dei servizi obiettivamente migliori. E Milano è una città capace di crescite incredibili. Certo poi, per battere Torino, Milano ha bisogno di diversificare completamente l'offerta tradizionale di eventi/presentazioni. Insomma, serve inventarsi qualcosa di davvero nuovo. Senza (o oltre) la solita compagnia di giro.

UN INTELLETTUALE PICCOLO PICCOLO Ieri su La Lettura Francesco Piccolo ha scritto un lungo pezzo sui maratoneti da festival, ironizzando sulla (cito letteralmente) «solita compagnia di giro» che passa dal festival di Mantova a quello del Diritto, dal Lingotto a Tempo di libri, parlando di tutto, per non dire niente. Sempre le stesse persone, sempre le stesse cose. Il pezzo di Piccolo è ironico, e divertente. Ma il tono grottesco non basta a nascondere la verità di fondo. Cioè che le cose stanno davvero così, purtroppo. E Francesco Piccolo, a cui nessuno peraltro ha ordinato di correre la maratona culturale che tutti conosciamo, ne è diventato un vero campione. Il vero problema sono le mezze tacche. E le fiere, a Torino come a Milano, ne sono piene.

LIBRONI E LIBRACCI Lo stand più pieno di Tempo di libri, per tutti e cinque i giorni? Incredibile a scriversi, è quello del Libraccio. E questo la dice lunga (soprattutto sulla bellezza dei vecchi cataloghi rispetto ai nuovi). Pochi ma indicativi dati, passatici dall'Ad del gruppo: alle 15 di ieri erano stati venduti: 88 libri rari, 870 introvabili, 18.856 libri usati, 4.505 fuori catalogo nuovi, 2.300 dvd usati Prezzo medio: 5-6 euro a pezzo. Fate i conti.

CODE AL TOP E TOP TEN: Fatti i conti (a spanne, secondo l'occhio del cronista: per ora Tempo di libri non offre alcun dato), gli eventi più seguiti, con le code più lunghe, sono stati quelli di David Grossman (e va bene), di Antonino Cannavacciuolo (insomma), di Roberto Saviano e della youtuber Sofia Viscardi (ci arrendiamo). E i più venduti: nello stand Einaudi il libro di Antonino Cannavacciuolo (e dàgli), poi Cognetti, poi Donatella Di Pietrantonio, poi Ian McEwan (olè!). Nello stand Mondadori, J.P. Delaney con La ragazza di prima, Jay Asher con Tredici e Teresa Ciabatti con La più amata. Nello stand Rizzoli, Silvia Avallone, poi De Giovanni e dopo Walter Siti. fAh, e poi naturalmente c'è stand Piemme Geronimo Stilton.

BATTUTE E VELENI La battuta più divertente della fiera, per chiudere il viaggio Milano-Torino, è di Alan Friedman. L'altra sera, a David Parenzo, ha detto: «Non siamo alla Zanzara, siamo al tempo minore dei libri» (risate del pubblico) «Avete pensato fosse un riferimento alla rivalità tra Torino e Milano. Ma no, sono americano, non seguo queste polemiche. Comunque sono contento di essere in questo sobborgo di Milano. Ah, Parenzo: mi presti 2 euro e cinquanta per la metro?». Dai.

Si torna a casa.

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