Cultura e Spettacoli

Il film da riscoprire

Con uno sceneggiatore, sia pure del tutto involontario, come Oscar Wilde, è quasi impossibile sbagliare un film. Basta conservare intatte le sue inimitabili battute, il resto viene pressoché da solo. L'ha capito perfettamente il regista londinese Oliver Parker, che con lo scrittore irlandese ha una certa familiarità, avendo diretto tre commedie ricavate dai suoi romanzi. Prima della lista Un marito ideale (21.15 Studio Universal) girato nel '99, cui seguiranno L'importanza di chiamarsi Ernest nel 2002 e Dorian Gray nel 2009. Un marito ideale si svolge nella Londra del 1895. Il sottosegretario agli Esteri Robert Chiltern (Jeremy Northam) è ormai una celebrità, tanto da essere nominato baronetto, per la felicità dell'ambiziosa moglie Gertrud (Cate Blanchett). Sennonché a rovinargli la festa si presenta una sfacciata avventuriera, la signora Cheveley (Julianne Moore), temutissima frequentatrice di salotti: conosco bene i tuoi maneggi per il canale di Suez; tacerò solo se mi conviene. Il frastornato politico, temendo di perdere carriera e famiglia, si rivolge all'amico lord Arthur Goring (Rupert Everett), playboy, scapolo e uomo di mondo. Ok, ci penso io. Purtroppo non tutte le ciambelle sono di salvataggio. Insomma, una elegante e piacevolmente futile commedia in costume diretta, con grande gusto, da un regista che, bisogna ribadirlo, ha avuto il buon senso e l'umiltà di riproporre gli strepitosi dialoghi originali. Tra gli eccellenti protagonisti di svariata nazionalità, spicca per talento e simpatia Rupert Everett, libertino sì, ma dell'altra sponda.

Del Tamigi.

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