Cultura e Spettacoli

Il film del weekend: "Buongiorno papà"

Una commedia che ritrae con tenerezza e ironia le difficoltà di una paternità improvvisa. Un'occasione semplice, dignitosa e spiritosa per riflettere un po'

Raoul Bova in "Buongiorno papà"
Raoul Bova in "Buongiorno papà"

"Buongiorno papà", la seconda regia dell'attore romano Edoardo Leo, è una commedia brillante incentrata su un padre e una figlia; nasce da un soggetto di Massimiliano Bruno che firma, insieme a Leo, anche la sceneggiatura. Sebbene in alcuni passaggi sembri nato più per la televisione che per il grande schermo, questo film ha una sua piacevolezza indubbia e un buon ritmo. Andrea (Raoul Bova) è un trentottenne vanitoso e sicuro di sé, ostinatamente single e con un'avviata carriera in un'importante agenzia di product placement. Vive ancora col suo migliore amico, il disoccupato Paolo (impersonato dal regista stesso), ed è felice della vita che conduce. Accade però che un giorno si presenti alla sua porta una diciassettenne un po' stravagante, Layla (Rosabell Laurenti Sellers), sostenendo di essere sua figlia, frutto di una fugace e dimenticata conquista. Andrea si trova presto a dover ospitare in casa non solo la ragazzina ma anche il suo eccentrico nonno, Enzo (Marco Giallini). I tentativi di adeguarsi alla nuova situazione saranno tragicomici ma formativi sia per il neo genitore che per l'adolescente.

Questa è una pellicola di qualità media, priva di volgarità esplicite e che riesce, a modo suo, a emozionare, divertire e a far riflettere. Tra buoni sentimenti e qualche amarezza, fa da collante la simpatia e non c'è la pretesa di insegnare qualcosa allo spettatore, quanto di ricordargli ciò che in fondo forse sa già: un'esistenza frivola appaga solo chi non conosce quanto di autentico la vita è in grado di donare.

Senza impulsi sociologici è ritratta una delle tante disfunzioni del nostro tempo, ossia quella di rimandare all'infinito l'età adulta nella convinzione che felicità faccia rima con svago e giammai con responsabilità. Bova si mette in gioco e si dimostra davvero all'altezza nell'incarnare la catarsi strampalata di Andrea, dapprima egocentrico e immaturo e poi alle prese con doglie esistenziali attraverso le quali nascere a nuova vita, quella vera. Rosabell Laurenti Sellers nei panni di Layla e Nicole Grimaudo in quelli della sua professoressa di ginnastica, impersonano in maniera credibile soggetti femminili concreti, acuti e intelligenti. Giallini si conferma il mattatore del momento; il suo Enzo, rockettaro hippie di evidente ispirazione verdoniana, è il fulcro della vis comica del film: giovanilista, scalcinato e sonnambulo, agisce da piccolo guru sui generis dicendo provvidenzialmente cose importanti e utili a chi ne ha bisogno.

Peccato che la vicenda principale, seppur verosimile, perda un po' di autorevolezza e autenticità laddove si carica di momenti a volte grossolani con personaggi di contorno un po' eccessivi.

In linea di massima, un film gradevole che ha il pregio di non annoiare.

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