Cultura e Spettacoli

Il film del weekend: "La famiglia Bélier"

Una commedia francese campione d'incassi che, pur nella sua semplicità, è in grado di strappare risate e lacrime a un pubblico davvero eterogeneo

Il film del weekend: "La famiglia Bélier"

Dopo aver stregato critica e pubblico d'oltralpe, è arrivata nei cinema italiani "La famiglia Bélier", una commedia che poggia su una trama tutto sommato esile ma confezionata in modo furbo e irresistibile: bizzarrie esilaranti e un paio di potenti affondi emotivi non lasciano scampo e conquistano spettatori di tutte le età. I Bélier sono una famiglia di fattori che vive in un paesino della Normandia e i cui componenti hanno la peculiarità di essere tutti sordomuti tranne la primogenita, la sedicenne Paula (Louane Emera). Quest'ultima, oltre a essere indispensabile nella gestione della fattoria e nella vendita dei suoi prodotti caseari, ha il peso e la responsabilità di fare da interprete per i suoi genitori (François Damiens e Karin Viard) e il fratello minore (Luca Gelberg). Quando un insegnante di musica scopre in lei il dono di una voce bellissima e le offre di partecipare alle selezioni per una famosa scuola di canto parigina, la ragazza non sa se accettare: essere scelta significherebbe avere un futuro diverso da quello rurale ma anche abbandonare i suoi cari.

L'handicap in questo film è sempre al centro della scena e la domina in maniera burlesca; la sceneggiatura riesce a mantenere un certo garbo anche quando è irriverente perché la giocosità “politicamente scorretta” ha toni surreali. I coniugi Bélier sono orgogliosi di sordità e mutismo, ritenendoli segni distintivi e non svantaggi, arrivando a discriminare la figlia proprio perché nata sana e costringendo lo spettatore a riflettere sulla relatività del concetto di diverso. Nel ruolo della ragazza alle prese con l'inevitabile passaggio all'età adulta e quindi con la progressiva presa di distanza dalla sua famiglia, c'è la giovane debuttante Louane Emera, già volto di The Voice France, credibile al punto da aver vinto il Cèsar come Miglior Emergente dell'anno. Assieme agli altri attori ha frequentato un corso intensivo di linguaggio dei segni, mentre il ragazzo che impersona il figlio più piccolo è l'unico vero sordomuto del cast. Il ritmo della pellicola è scorrevole, scandito da un alternarsi di momenti ora pieni di brio ora malinconici e agrodolci. Ci si emoziona grazie a temi universali affrontati con intelligenza e delicatezza: l'interdipendenza tra genitori e figli, lo scontro tra aspirazioni personali e soffocanti desideri altrui, l'accettazione sofferta del distacco e del cambiamento. E' un film per tutta la famiglia che, sebbene costruito a tavolino per sbancare il box-office, tiene fede al sottotitolo con cui è pubblicizzato: "vi farà stare bene".

Tra divertenti stravaganze e commoventi momenti canori, regala cento minuti di assoluta delizia.

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