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Il film del weekend: "La Mummia"

Malriuscito ibrido tra "Indiana Jones" e "Mission: Impossible". Avventura, toni guasconi, spaventi e dramma scandiscono uno zombie-movie spiccatamente action con protagonista Tom Cruise

Il film del weekend: "La Mummia"

La Mummia, storico mostro della Universal, è già stata portata al cinema ben diciotto volte. Tra le apparizioni più celebri quella nel 1932 nell'horror espressionista di Karl Freund, quella del 1959 nel film di Terence Fisher con protagonista Christopher Lee e, in anni più recenti, la rilettura goliardica data da Stephen Sommers nella saga con Brendan Fraser che ebbe inizio nel 1999.
Il nuovo titolo dedicato al personaggio, uscito questa settimana, non nasce tanto con l'intento di darne alle sale l'ennesima versione quanto come capitolo inaugurale di un nuovo universo cinematografico, il Dark Universe. Universal è decisa a fondare un proprio franchise, sul modello del Marvel Cinematic Universe e del DC Extended Universe, unendo i grandi personaggi della letteratura gotica di cui detiene i diritti, come Frankenstein, Dracula, il mostro della Laguna Nera, Van Helsing, il Gobbo di Notre Dame, il Fantasma dell'Opera e l'Uomo Invisibile (di cui è già in produzione il reboot con Johnny Depp).
La cattiva notizia è che l'ambizioso progetto inizia con un passo falso. Questo "La Mummia", diretto da Alex Kurtman, è una commistione malriuscita di generi: horror, commedia e action si succedono senza soluzione di continuità. Il registro altalenante e incerto è frutto di una sceneggiatura debole il cui scopo principale sembra quello di orientarsi verso la logica del cinecomic e presentare personaggi che entreranno meglio in luce nei prossimi capitoli.
Nel bel mezzo di una spedizione militare in Iraq, Nick Morton (Cruise), un soldato dell’esercito americano con il debole per i reperti trafugati da rivendere al mercato nero, si imbatte in un sito che cela una tomba egizia. Con l'aiuto di Jenny Halsey (Annabelle Wallis), archeologa, riporta involontariamente in vita la principessa Ahmanet (Sofia Boutella), aspirante regina degli egizi, sepolta viva con l’accusa di aver stretto un patto con Seth, il Dio della Morte.
Il fatto che si tratti di cinema d'evasione con velleità commerciali non giustifica di certo tanta fragilità narrativa. Il reparto tecnico è buono ma anziché fare propria l'ispirazione gotica dei monster movies degli anni 30 sembra aver preso come riferimento il cinema d’avventura degli anni ‘80. Tom Cruise interpreta un personaggio che è una sorta di Indiana Jones, salvo poi dargli le caratteristiche del suo Ethan Hunt della saga "Mission: Impossible". Spirito guascone, allusioni sessuali, sporadiche spiritosaggini e poi azione, pugni, spaventi: il suo Nick, spaesato dall’inizio alla fine, è tutto in questo spazio bidimensionale.
Non va meglio a Russel Crowe, costretto nei panni del dottor Jekyll. La digressione legata all'organizzazione di cui è a capo, che cerca e studia i mostri maligni, è senza dubbio funzionale nell'economia delle future pellicole ma qui suona forzata. Di più urticante c'è solo l'apparizione sporadica dell'amico in via di decomposizione del protagonista (se il riferimento è a "un lupo mannaro americano a Londra" è pessimo).
Dopo una buona parte intrigante e promettente si finisce ostaggio di ripetuti scontri con zombi scattanti che sembrano usciti da "World War Z" e ci si addormenterebbe, rivedendo più volte la scena di un pugnale che non va a segno, se non fosse coinvolta una creatura felina e affascinante come la mummia del titolo. A questo giro, infatti, la scelta è stata di regalare all'iconico mostro le sembianze di un femminile ammaliante e vendicativo, attraverso il corpo e il volto dell'intensa Sofia Boutella.


Che l'azione si svolga in una tomba egizia sepolta in Medio Oriente o in mezzo a sarcofagi di cavalieri templari nella Londra sotterranea, la storia resta piatta e il coinvolgimento emotivo, come da maledizione al centro della trama, mummificato.

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