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Il film del weekend: Prometheus

Ridley Scott torna alla fantascienza girando il prequel di “Alien”. Un imperdibile capolavoro mancato

Il film del weekend: Prometheus

Anno 2093. La navicella di esplorazione spaziale Prometheus è diretta verso un lontanissimo sistema solare. A bordo l’equipaggio di scienziati ha viaggiato per due anni addormentato in uno stato di ibernazione, monitorato dall’androide David (Michael Fassbender). Al risveglio dal sonno forzato è comunicata ufficialmente la missione della spedizione: andare a cercare la razza umanoide che si ritiene abbia fecondato la Terra generandovi la vita. La coppia di studiosi Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall Green) deve il finanziamento della spedizione all’anziano miliardario Peter Weyland (Guy Pearce) che ha messo la figlia Meredith (Charlize Theron) a supervisionare l’impresa. Una volta arrivati a destinazione, non mancheranno problemi e sorprese.

“Prometheus” non segna solo il ritorno alla fantascienza da parte di Ridley Scott, ma riaccende antiche diatribe come quella tra scienza e fede, tra creazionismo ed evoluzionismo. Le immagini iniziali sono meravigliose e la visione in 3d è visivamente appagante come non mai. Anche grazie alle suggestive musiche di accompagnamento, si è condotti per alcuni minuti in un tale viaggio nella bellezza da lasciare senza fiato. Il film vero e proprio non sarà da questo punto di vista all’altezza del prologo. Gli ingredienti sono cose già viste nella filmografia del regista o in quella di genere, ma rivisitate ed assemblate con grazia ed arguzia. Narrativamente ci sono situazioni trattate frettolosamente e punti sicuramente irrisolti, ma sembra voluto e preludere quasi certamente ad uno o più sequel. “Prometheus” è un thriller di fantascienza pieno di archetipi, misteri, archeologia, psicanalisi, quesiti mistico-filosofici ed esistenziali. A questo deve il suo fascino. Intrigante, avvincente ed epico, sfiora molti temi e regala qualche momento di horror puro laddove allude alla genesi dei mostri alieni della famosa saga di “Alien”.

Nel cast brillano sugli altri Charlize Theron che incede, come negli spot Dior, da sovrumana per bellezza e portamento, e Michael Fassbender nei panni dell’androide fissato con Peter O’Toole e che tradisce qua e là di avere aspirazioni e quindi emozioni. Guy Pearce invece, truccato malissimo e in maniera più che artefatta da novantenne, è l’unico “effetto speciale” da B-movie, un pugno in un occhio gratuito, incomprensibile e imperdonabile. Riguardo al cast tecnico l’anello debole è senz’altro costituito dai giovani sceneggiatori Jon Spaiths e Damon Lindelof, firme di molti episodi del serial tv ”Lost”, cui sono attribuibili troppe piccole illogicità, alcune ingenue ai limiti del ridicolo.

Chi si aspetta che Ridley Scott firmi un’opera che faccia la storia del cinema come i suoi precedenti film “Alien” e “Blade Runner”, resterà deluso.

Non siamo in zona capolavoro; ma l’intrattenimento che offre resta di altissimo livello e la visione, soprattutto finché sarà su grande schermo, più che consigliata.

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