Cultura e Spettacoli

Il film del weekend: "Scusate se esisto"

Una commedia riuscita, ricca di battute e di spunti di riflessione sull'attualità. Con un cast particolarmente indovinato

Il film del weekend: "Scusate se esisto"

Dopo tante commedie italiane mediocri che sembrano nate da progetti fotocopia e da sceneggiature svogliate, eccone arrivare una di Riccardo Milani, "Scusate se esisto", finalmente appetibile, superiore alla media e nella quale, cosa non da poco considerato il genere, si ride.

Serena Bruno (Paola Cortellesi) è un talentuosissimo architetto; originaria di un paesino abruzzese, da quando vive all'estero ha accumulato appaganti esperienze professionali ma, un giorno, vinta dalla nostalgia, prende la coraggiosa decisione di tornare in Italia. Qui cominciano le delusioni. Nonostante un curriculum di prima grandezza, a Roma il lavoro non si trova e Serena, dopo un anno di tentativi andati quasi a vuoto, termina i risparmi e si adatta a fare la cameriera in un ristorante. Il proprietario del locale, Francesco (Raul Bova), sarebbe il suo uomo ideale per avvenenza e sensibilità, peccato che, nonostante un passato da etero, le donne non lo attraggano più. L'amicizia tra i due si trasforma in un affetto profondissimo e in una convivenza. Lei nel frattempo si mette nei guai fingendosi uomo per vincere un bando, mentre lui è angosciato dal voler rivelare al figlio di sette anni la sua vera natura. Inutile dire che, nel tentativo di aiutarsi, i due amici daranno luogo a una marea di equivoci.

Tra una parodia di "Ghost", uno spogliarello "omo" in discoteca, finti collegamenti dal Giappone e spassose irruzioni casalinghe, non mancano certo leggerezza e brio; ma il film ambisce anche a fare della critica sociale toccando argomenti legati all'attualità del nostro paese (e non solo): la crisi occupazionale, le disparità di genere nel mondo del lavoro, i rapporti d'amore sempre più atipici e la necessità di doversi fingere qualcun altro per affermare se stessi. La protagonista, inoltre, s'interessa alle condizioni invivibili di certa periferia romana e diventa paladina della sua riqualificazione che, secondo lei, è possibile attraverso un'architettura mossa da vero impegno civile. Per un'ora e mezza, quindi, il divertimento si amalgama alla riflessione in maniera perfettamente equilibrata e la vicenda marcia spedita e fluida. Si conferma l'alchimia della coppia protagonista, Bova-Cortellesi, già rodata nel fortunato "Nessuno mi può giudicare" di tre anni fa. La caratterizzazione dei ruoli principali è piuttosto accurata; il personaggio di Bova viene fatto muovere in un ambiente gay farsesco e caricaturale ma, proprio per questo, infallibilmente divertente; la Cortellesi dà corpo e voce invece alla classica goffa e intelligente, nata per sentirsi sempre fuori luogo ma che costituisce quell'anomalia nel sistema che, a tempo debito, è in grado di farlo implodere.

Molto della riuscita del film si deve al cast davvero indovinato, composto da interpreti validi e affiatati tra loro. Tra i più irresistibili: la straripante zia abruzzese che si esprime solo in dialetto stretto, Marco Bocci versione macchietta tutta urletti e mossette, l'anziana inquilina del Corviale che ricorda un po' la Sora Lella; ma il vero plauso va ad una struggente Lunetta Savino, bravissima nei panni di segretaria impeccabile, dallo sguardo fiero e malinconico, sfruttata da un capo incapace e maschilista (Ennio Fantastichini).

Il regista e la protagonista, compagni nella vita, hanno condiviso la scrittura del film con Giulia Calenda, Furio Andreotti e Ivan Cotroneo; visto il buon risultato, c'è da augurarsi che siano tante in futuro le commedie di casa nostra frutto di team composti da così numerosi sceneggiatori.

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