Cultura e Spettacoli

Il film del weekend: "Unfriended"

I pericoli dell'esistenza on line in un horror che è un interessante esperimento audiovisivo e un ritratto generazionale estremo

Il film del weekend: "Unfriended"

"Unfriended" è il nuovo film della Blumhouse Productions, casa di produzione specializzata nel confezionare horror a micro-budget ma forieri di alti incassi al botteghino (tra gli altri "Sinister", Insidious", "Paranormal Activity"). La peculiarità della pellicola è il suo essere il primo film completamente girato in screencasting ossia facendo coincidere l'inquadratura con la schermata di un computer. Gli 88 minuti di durata sono costituiti da un'unica lunga conversazione via Skype tra cinque amici. Nel corso della video-chat, a un certo punto, si inserisce tra i ragazzi un utente sconosciuto che sostiene di essere una loro compagna di scuola morta suicida un anno prima a causa di un video imbarazzante che qualcuno aveva diffuso in Internet. Dice di volersi vendicare ed esige che gli altri, a uno ad uno, rivelino i propri più inconfessabili segreti in una sorta di gioco al massacro in cui non morirà soltanto chi perde ma anche chi si scollega.

La trama è asciutta e lineare, i protagonisti scompaiono uno dopo l'altro "alla 10 piccoli indiani"; ad essere intrigante e originale è senza dubbio la messa in scena. Il genere è quello del teen slasher, cui appartengono molti film horror, ma stavolta è declinato in un nuovo linguaggio, quello dell'interazione virtuale. I moderni dispositivi tecnologici diventano stratagemmi attraverso cui proporre una tecnica di narrazione innovativa: si attualizza il concetto di soggettiva, i brani lanciati da iTunes funzionano da colonna sonora, i video di YouTube hanno il ruolo del flashback, gli utenti anonimi che compaiono e scompaiono sono le presenze occulte della situazione, le confidenze tra i personaggi passano attraverso le finestre di conversazioni private e tutto quel che è pubblico attraverso la multi-chat.

Siamo si fronte a una sola schermata che racchiude la visuale su più individui che in diretta rischiano la vita. La tensione è palpabile e si salta sulla sedia al semplice irrompere di una chiamata via Skype o della notifica di un messaggio, suoni che ormai sono parte naturale dell'esistenza ma che qui diventano improvvisamente agghiaccianti.

Mischiando in maniera geniale e sovversiva horror e sociologia, "Unfriended" mostra l'incubo cui può condurre la degenerazione dell'uso dei mezzi di comunicazione contemporanei e spalanca la visuale su questioni spaventose tutt'altro che sovrannaturali come cyberbullismo, furto di identità e vendetta on line. L'ossessione per i social network è oramai dilagante e il film sembra suggerire che le dinamiche comportamentali tra i ragazzi vengano alterate quando c'è di mezzo la loro immagine virtuale: narcisismo, atteggiamenti nevrotici, doppiezze comportamentali ed egoismo edonistico si amplificano.

"Unfriended" non terrorizza per le sue componenti horror bensì per l'analisi psicosociale che emerge durante la visione.

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