Cultura e Spettacoli

Fragile e grandioso: ecco il Pavarotti visto da Ron Howard

Il regista racconta la vita del tenore italiano più famoso al mondo: «Uomo e voce unica»

Fragile e grandioso: ecco il Pavarotti visto da Ron Howard

Dopo i Beatles, Pavarotti. Ron Howard, il regista di successi come Apollo 13 e A Beautiful Mind (e uno dei volti più noti della televisione del ventesimo secolo, era Ricky Cunningam in Happy Days), ha deciso di raccontare la vita del tenore italiano in un documentario, Pavarotti Genius Forever, che segue il successo di The Beatles 8 Days a Week. «Mi sono lasciato affascinare da un'altra icona culturale, spiega Howard in un post su Facebook una persona che è stata in grado di trasformare una forma d'arte solitamente elitaria, in intrattenimento per le masse. Luciano Pavarotti era allo stesso tempo una voce unica e un uomo come nessun altro. Sono fiero di condividere con il pubblico la sua storia».

Negli anni Luciano Pavarotti è riuscito a diventare infatti una pop star conosciuta in tutto il mondo, al pari dei Beatles e degli U2, con i quali ha condiviso il palco in una serie di concerti crossover fra il genere classico e il pop/rock. «La ragione per cui è diventato un mito è che viveva in prima persona quelle canzoni. Gli errori fatti, le speranze, i desideri, tutta la sua vita sembrava entrare nella sua performance». A dirlo è Bono degli U2 nel trailer ufficiale del documentario, appena pubblicato.

Quello che emerge dal trailer del film di Howard è un Pavarotti inedito, anche fragile, Vado a morire, usava dire lasciando il suo camerino per ogni suo concerto, ma allo stesso tempo racconta di un uomo capace di regalare grandi emozioni grazie a una voce resa unica dal tono squillante e meravigliosamente lirico, capace di riempire senza sforzo la più grande delle arene. «Quando apriva la bocca tutto quello che ne usciva sembrava facile», dice di lui il collega e amico Placido Domingo. A scoprire quella voce fu, per prima, la madre: «Quando ero giovane dice il tenore nel documentario - mia madre mi ripeteva spesso che avevo una voce stupenda. Un giorno le risposi che diceva così solo perché ero suo figlio. Lei mi guardò e disse: a tuo padre, certe cose non le dico». Fu infatti la passione del padre a farlo diventare un cantante lirico: «Mio padre era un tenore. I figli fanno sempre ciò che fanno i padri, quindi anch'io diventai un piccolo tenore».

Il grande successo internazionale arrivò negli anni Novanta, quando insieme ai colleghi Placido Domingo e Josè Carrera, cantò il Nessun Dorma la sera prima della finale dei mondiali di calcio in Italia. L'album live che ne fu tratto, gli valse la vittoria del quinto Grammy ed è ancora oggi il più venduto disco di musica classica di tutti i tempi. Nel 1998 ricevette il Grammy Legend Award e i concerti dei Tre Tenori furono eventi capaci di riempire gli stadi.

Pavarotti, Genius is Forever, è previsto in uscita nei cinema americani il 7 giugno la data italiana non è ancora stata fissata e racconterà il Luciano meno noto, l'uomo spesso solo. «Ebbe una vita solitaria, spesso lontano dalla famiglia», ed era ossessionato dalle ingiustizie del mondo, tanto da dedicare gran parte della sua vita alla beneficenza. Nelle dieci edizioni degli eventi musicali intitolati Pavarotti & Friends, fu in grado di raccogliere fondi per cause umanitarie come quelle portate avanti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, al quale ha donato più denaro di qualsiasi altro individuo al mondo. «Un uomo - si sente dire da una voce fuori campo nel trailer - ossessionato dalle ingiustizie del mondo e alla continua ricerca di ciò che avrebbe potuto fare per gli altri». Grazie a lui, musicisti e celebrità leggendarie, provenienti da tutto il mondo, si sono riuniti per le sue cause, fra questi la principessa Diana, Elton John, gli U2 e Mariah Carey.

Proprio mentre era in corso il suo tour internazionale di addio, nel 2006, al tenore venne diagnosticato un cancro al pancreas. Morì nella sua villa a Modena, a settantadue anni, il 6 settembre 2007. La CNN trasmise in diretta e per intero il suo funerale.

Howard ha creato questo ritratto intimo di Pavarotti grazie alla collaborazione di Mark Monroe e Paula Cowder, che lo avevano aiutato anche nella realizzazione di The Beatles: Eight Days a Week The Touring Years (2016), vincitore di due Primetime Emmy Awards.

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