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Arriva da venerdì The Last Tycoon, quella che dovrebbe essere la serie di punta della piccola ma agguerrita library di Amazon Prime Vision (il servizio di streaming gratuito per chi ha Amazon Prime). Ed in effetti la serie ha dei punti di forza. Il primo è che avere il nocciolo della trama figlio della penna di Francis Ford Fidzgerald (1896-1940) non è da tutte le fiction. Perché per noi che siamo italiani The Last Tycoon si legge Gli ultimi fuochi, ovvero l'ultimo romanzo (incompiuto) del grande scrittore americano ambientato ad Hollywood. La narrazione, in effetti, si discosta abbastanza da quella originale. Ma ne mantiene gli elementi che contano: il glamour, il sesso, le lotte per il potere, la crisi del 1929 che lambisce anche il mondo dei grandi Studios, il lato sporco del sogno americano. Anche se, inevitabilmente, gli sceneggiatori, tra cui Christopher Keyser e Billy Ray, hanno edulcorato e spettacolarizzato la storia quel tanto che serve per il piccolo schermo. Forse solo esagerando un po' in un tema laterale come quello dei filo nazisti a Hollywood.

Quanto all'ambientazione: ormai il digitale ci ha abituato a ricostruzioni essenzialmente perfette e anche quella di The Last Tycoon lo è. Tutto è più vero del vero, forse sin troppo. Ecco, la serie dal punto di vista delle immagini è davvero splendente e niente è mai fuori posto. Roba che avrebbe persino entusiasmato Fitzgerald. Però manca un po' d'anima, forse colpa anche degli attori, legnosetti a tratti, forse nel tentativo di essere retrò. E alla fine la sensazione dell'occasione mancata chi guarda ce l'ha.

Non c'è quel quid che trasforma una serie carina in una serie imperdibile.

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