Cultura e Spettacoli

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Le serie tv sono sempre più viste come lo strumento migliore per raccontare il nostro presente. E ci sta. Capita però che un po' si esageri. In una doppia pagina di Repubblica dell'altro ieri un titolone recita: «Il socialismo spiegato da Star Trek». Però! E l'occhiello è ancora più sentenzioso: «La celebre serie di fantascienza è stata influenzata dalle teorie trotzkiste, cementando di fatto un lungo rapporto tra l'immaginazione del futuro e la politica». Ecco, tolto il fatto che non è possibile chiedere un parere a Gene Roddenberry, e preso atto che l'articolo di A. M. Gittlitz, comprato dal NYT, fa un discorso un po' più articolato, forse qualcosa va detto vedendo pesantemente tirare per la giacchetta un classico. La serie nacque in piena Guerra fredda e non era difficile veder adombrati nei cattivi, i Klingon e i Romulani, le dittature comuniste dell'epoca. Un episodio della seconda stagione, «Guerra Privata», era la non tanto velata giustificazione del fatto che gli Usa dovessero fornire armi ai Paesi minacciati dal comunismo. Ma non si tratta soltanto della serie classica... Il tema della libertà individuale, molto a Stelle e strisce, fa da sottofondo a tutte le stagioni. Come quello dell'esplorazione e della frontiera. Così come quando c'è una presa in giro del capitalismo - c'è una famosissima specie di alieni arraffoni: i Ferengi - di norma questa è portata avanti con simpatia e non certo con piglio trotzkista. Anzi, le «Regole dell'acquisizione» dei Ferengi sono tra le più citate dai fan. Insomma per dirla in soldoni la forza di questa serie, che torna a breve con una nuova stagione, è di essere poco dogmatica.

Tolto un ottimismo kennedyano di fondo.

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