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Si è appena conclusa la seconda stagione di Westworld. Forse meno bella della prima (ma era davvero difficile fare meglio) ma comunque, nonostante qualche passaggio truculento di troppo, sempre un passo avanti nel far riflettere sul tema della natura umana. Su dove si ponga il confine, sempre più labile, tra la macchina e l'uomo, tra il reale e il digitale.

Non è un percorso nuovo, la prima serie che ha dato una bella spinta al tema è stata Battlestar Galactica (2003-2009). Non un semplice remake della serie degli anni Settanta, anzi. Alla fine nel conflitto tra umani ed androidi, i cyloni, quello che emerge è proprio quanto sia difficile definire il confine che rende umano un umano e macchina una macchina. Nel corso della serie vanno in crisi anche un sacco di altri punti saldi della nostra cultura che sembrano saldi soprattutto perché non ci riflettiamo mai sopra: diritti religiosi, il rapporto tra collettivo e individuo... Vi sembrano temi un po' troppo filosofici per una serie? È quello il bello, si può guardare il tutto alla leggera oppure fermarsi a pensare. E l'appena conclusa Westworld fa anche meglio. Se venissimo messi in un mondo fasullo dove tutto è permesso cosa resterebbe della nostra morale? Cosa saremmo disposti a fare per vivere per sempre? Dove fissiamo il confine dell'umanità nostra e altrui? Ci conosciamo davvero o vediamo di noi stessi solo quello che vogliamo vedere? Davvero un bel po' di temi e nel film di fantascienza originale, pur diretto e scritto dal grande Michael Crichton, tutto questo non c'era, non così. Quindi chapeau agli sceneggiatori e se non l'avete vista...

Recuperate.

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