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Non ci capita spesso, in questa rubrica, di parlare di serie alla seconda stagione. Faremo un'eccezione per Atypical,la serie messa on line da Netflix. Per chi avesse perso la prima stagione, Atypical racconta le vicende di un ragazzo afflitto da autismo, di nome Sam, e della sua famiglia. Nel corso della prima stagione Sam, per il quale i rituali e le abitudini sono tutto, era alle prese con la necessità di trovarsi una fidanzata e con gli inevitabili cambiamenti che lo scorrere del tempo portano in qualunque famiglia. Giusto per elencarne qualcuno: una sorella che cambia scuola, i genitori un po' in crisi con annessa scappatella della mamma, le difficoltà di avvicinarsi al sesso e all'amore per un teenager per cui ogni sentimento può rivelarsi potenzialmente destabilizzante... Il tutto raccontato con una comicità mai sguaiata, nata dalla penna di una sceneggiatrice decisamente brava come Robia Rashid.

La seconda stagione è anche meglio della prima ed è più corale. Il personaggio di Sam, con tutte le sue manie resta al centro della trama, ma viene dato più spazio anche a tutti gli altri. Alla fine il maggior pregio della fiction è di farci guardare a problemi normali da un'ottica più insolita. Perché alla fine siamo tutti prigionieri dei nostri rituali, anche se, forse, non quanto lo è Sam. Tra i critici c'è anche chi ha accusato la serie di non avere abbastanza mordente. Sì, alla fine (e a qualcuno questo non va giù) in Atypical c'è una morale: la famiglia vince. Però per fortuna l'happy end non è ancora vietato per legge.

E anche nella realtà, qualche volta, per fortuna c'è davvero.

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