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Una guerra sul mare, anzi sotto il mare, lunga e snervante. Agguati e contro agguati. Quaranta uomini costretti a vivere gomito a gomito, respirando aria viziata, senza vedere quasi mai la luce. E a terra? A terra le spie della resistenza francese, che cercano di produrre più danni possibili alla base di La Rochelle, e la disciplina spietata della Gestapo e dei tribunali militari che fa di tutto per mantenere l'ordine mentre la sconfitta si profila sempre più inevitabile.

Questo racconta la serie Das Boot in onda su Sky Atlantic (disponible anche on demand). La serie è idealmente il sequel del notissimo film U-boot 96 (1981) che fu uno dei più grandi successi del cinema tedesco. Come il film la serie prende spunto dalla trilogia di guerra scritta da Lothar-Günther Buchheim (1918-2007) che davvero durante la seconda guerra mondiale fu imbarcato su unità subaque della Kriegsmarine.

La serie nello specifico segue le avventure dell'equipaggio dell' U-boot 612, battello appena varato e al cui comando viene messo l'appena promosso comandante Klaus Hoffmann che si trova da subito a gestire un rapporto non facile con i «veterani» (in realtà un branco di ragazzi con appena qualche missione in più). Nel frattempo a terra una traduttrice franco tedesca sorella di uno dei membri della ciurma si trova invischiata in un tremendo doppio gioco. Il bello della serie, però, al di là della giusta dose di azione e di suspense, è che analizza molto bene la psicologia dei personaggi, quello che accade a esseri umani portati al limite.

E in questo è molto tedesca, un viaggio nelle profondità dell'anima.

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