Cultura e Spettacoli

Giannini ballerà a "Ballarò". La repubblica del dopo Floris

Il vicedirettore del quotidiano di De Benedetti pronto a condurre il talk show di Raitre. Intanto il dg Rai annuncia l'accorpamento di Tg1 e Tg2 e la riduzione degli stipendi...

Giannini ballerà a "Ballarò". La repubblica del dopo Floris

L'imprevisto prevedibile. Secondo quanto diffuso ieri da TvBlog , sarà Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica , a sostituire Giovanni Floris alla conduzione di Ballarò . Una notizia a ciel sereno solo fino a un certo punto. Vero, proprio Repubblica giusto pochi giorni fa aveva diffuso l'indiscrezione che al posto di «Giova» sarebbe arrivata addirittura una donna, quella Mia Ceran che ha debuttato la scorsa settimana a Millennium con Marianna Aprile ed Elisabetta Margonari. Ma l'inesorabile domino di indiscrezioni, quell'implacabile «tout se tient» che genera gli eventi tv (proprio l'altro ieri Bianca Berlinguer aveva smentito ogni interessamento a Ballarò ) pare confermare che sarà proprio questo giornalista 52enne, pacato ma implacabile nelle convinzioni, a prendere il posto del transfuga più prezioso della Rai. Ed è probabile che, salvo spostamenti di palinsesto, i due si confronteranno nello stesso giorno a distanza, uno su Raitre l'altro su la7, dopo aver condiviso per anni lo stesso studio. Uno come conduttore. L'altro come ospite, diciamo così, molto frequente e gradito. Una scommessa che piace al direttore di Raitre, Vianello, e che si espone subito al gioco perfido dei confronti: sia Ballarò con Giannini che il talk di Floris e Crozza su La7 (ancora senza titolo) andrebbero in onda nella stessa serata della settimana. E che, se davvero Giannini arrivasse (pare si sia preso 48 ore di tempo per decidere), potrebbe avere contraccolpi in quel delicato reticolo di equilibri che sono il sistema nervoso della Rai. Un giornalista esterno. Un giornalista esterno, e chiaramente schierato (si dice molto ben voluto da Carlo De Benedetti), che prende il timone del talk show Rai più seguito dopo Porta a Porta .

Evitando ogni facilissima deduzione, la mossa rischia comunque di avere pesanti ripercussioni aziendali. Tanto più che il direttore generale Luigi Gubitosi (ieri davanti alla Commissione Trasporti della Camera ha pacatamente smentito l'ipotesi Giannini) sta preparando una rivoluzione che in un'intervista all' Espresso anticipata ieri ha battezzato come «Piano 15 dicembre», in onore della data del 1979 nella quale nacquero il Tg3 e i tiggì regionali. Non proprio un simbolo di imparzialità.

In ogni caso, il modello di riferimento sarebbe la Bbc e prevede due super redazioni per l'informazione Rai, con meno direttori e, nel complesso, meno poltrone. Prodotto più snello ma volti identici. Una rivoluzione in due fasi: «La prima - dice il dg - si dovrà realizzare tra il 2015 e il 2016 e prevede la nascita di due newsroom (letteralmente: due stanze delle notizie - ndr )». Nella prima, più generalista, ci sarà l'accorpamento «di Tg1, Tg2 più RaiParlamento». Nella seconda, che integrerà offerta nazionale e internazionale, si riuniranno «Tg3 più RaiNews, Tgr e Ciss, meteo e Web».

A prescindere dalle valutazioni politiche, è un progetto comunque complicato anche perché gli «accorpamenti» creano inevitabili battaglie interne, spesso giostrate da sindacati e cdr. Di certo, allo spettatore medio della Rai, spesso anagraficamente non giovane, tutta questa rivoluzione rischia di creare, intanto, molta confusione. All' Espresso Gubitosi spiega però che «saranno due grandi accorpamenti ma apparentemente non cambierà nulla. Nella pratica i marchi Tg1, Tg2, Tg3 rimarranno. E chi guarda il Tg1 delle 20 continuerà a vedere il logo e i conduttori abituali che sono caratterizzanti». Chissà. A questo si aggiunge il progetto di «asciugare» le redazioni regionali e di ridurre il monte stipendi della Rai da 500 milioni di euro a «soli» 400 annuali.

Una sfida che sembra inevitabile, ormai.

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