Cultura e Spettacoli

Per gustare «Les misérables» meglio scegliere il teatro

Per gustare «Les misérables» meglio scegliere il teatro

«Liverpool? Stai scherzando. Cosa vuoi che succeda a Liverpool?». Parafrasando la battuta dell'editore musicale Dick James - ovviamente a proposito degli esordienti Beatles - più o meno lo stesso dubbio ebbe il mitico produttore teatrale del West End londinese Cameron Mackintosh: «Francia? Quale musical può nascere in Francia?». I corsi e ricorsi storici si sprecano sul grande libro della vita, e grazie al cielo la vecchia volpe che per primo portò Cats in teatro (alla faccia di tutti coloro che bollavano come sicuro flop l'idea di un musical affollato di gatti parlanti) non si fece fregare dai luoghi comuni. Quei due francesi, il compositore Claude-Michel Schönberg e il librettista Alain Boublil, per quanto ne sapeva lui, venivano dal nulla... Nei primi anni '80, la strana coppia era stata così follemente anacronistica da pensare un'opera interamente cantata tratta dallo sterminato romanzo I Miserabili di Victor Hugo, storia a cavallo dei primi decenni del XIX secolo, fitta di personaggi, riferimenti storici, melodrammi, tragedie. E come sintetizzare quel romanzo in tre ore scarse di opera teatrale? Non solo: nel decennio del trionfo dei videoclip, del pop sintetizzato, dei Duran Duran e dell'edonismo reaganiano, quale chance di successo commerciale avrebbe potuto avere un musical narrante le gesta di un ex galeotto, Jean Valjeant, convertitosi cristianamente, inseguito da uno sbirro integralista e puritano di nome Javert, ciò nonostante deciso ad allevare con amore una bimba di nome Cosette, e a permettere che, da adulta, potesse unirsi in amore con il giovane rivoluzionario Marius?
La risposta sta nelle cifre che seguono: Les Misérables è, oggi, il musical di maggior successo della storia teatrale, ininterrottamente in scena a Londra dal 1985 (ogni sera da 27 anni, pressoché sold out), esportato dopo il trionfo londinese in più di 42 nazioni, tradotto in 21 lingue, capace di raccoglie in 5 lustri 60 milioni di spettatori. In Italia? Più o meno, un Ufo. Ci pensa oggi, però, il film di Tom Hooper, versione cinematografica del musical, da ieri nelle sale italiane (distribuzione Universal), a spiegare al pubblico italiano le ragioni di un successo senza precedenti. Nominato a 8 Oscar (migliori film, attore protagonista Hugh Jackman, attrice non protagonista Anne Hathaway, costumi, trucco, canzone, scenografie, sonoro), Les Misérables è stato per parecchio tempo l'ossessione del regista britannico de Il Discorso del Re il quale, proprio dopo il trionfo del film sul re balbuziente, ha deciso di concentrarsi sulla scommessa della vita. Una scommessa che, a prescindere dal responso del botteghino e della grande notte dell'Academy, artisticamente non pare completamente vinta. Dalla sua, Les Misérables ha infatti i tratti del kolossal: le scenografie e i costumi ipnotizzano lo spettatore, il dramma della storia avrebbe di che inchiodare alla poltrona. Hugh Jackman, star del musical a Broadway oltre che di Hollywood, è perfetto nel ruolo, così come Anne Hathaway (Fantine), Amanda Seyfried (Cosette), Eddie Redmayne (Marius). I dolori, e che dolori (i fan di Les Miz, come il musical viene chiamato dagli appassionati, stanno facendone un caso sul web) cominciano con Russel Crowe, il vero killer capace di «ferire» con la sua inadeguatezza l'intero progetto: improbabile Javert nel fisico e, cosa certo più grave, nell'interpretazione. Liriche intense e spietate che hanno reso celebre Javert vengono cantate in modo abulico e indifferente da un Crowe. Altrettanto deboli appaiono Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter nel ruolo dei coniugi manigoldi e truffatori Thenardier titolari, nella versione teatrale, di alcune arie irriverenti piene di energia e strappa-appalusi. A ciò va aggiunta la scelta registica rischiosa di insistere sui primi piani in occasione delle canzoni più celebri.

Per sapere cosa sia realmente Les Misérables, il consiglio spassionato resta dunque quello di andarsi a vedere la versione teatrale a Londra, attualmente al Queen's Theatre.

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