Cultura e Spettacoli

I duri di Hollywood fanno paura anche in tv

È capace di litigare col cielo, se non gli piace il tono di blu. E tiene un crocifisso a casa sua, per meditare su quel brano del Vangelo, nel giardino del Getsemani. «È un modo per riflettere sulla propria crocifissione», dice. A un tratto, cercando diavoli in Louisiana, sente l'odore della psicosfera, «un sapore di alluminio e cenere». Così il premio Oscar Matthew McConaughey ti tira subito dentro il mondo affascinante di True Detective , serie di culto HBO (dal 3 ottobre su Sky Atlantic HD), dove il suo investigatore Rustin Cohle dà filo da torcere a se stesso e agli altri. «Non sei uno spasso alle feste», lo rimprovera il suo partner, il detective Martin, alias Woody Harrelson. Nell'assaggio visto al Roma FictionFest, domina l'atmosfera buia del Mississippi, dove Rust e Marty s'imbattono nel cadavere della prostituta Dora Lange, barbaramente uccisa in un rituale satanico.

Non a caso Marty, asso nel risolvere i casi, è detto «l'esattore»: tira fuori il blocco degli appunti e fa uno schizzo preciso della scena. «Siamo alle prese con un metapsicotico», sentenzia il vero detective, prendendo tutto sul serio: nel suo appartamento, un materasso per terra e libri sul crimine. L'altro, lo sbirro più terragno, con moglie e figli, non vorrebbe sentire tante elucubrazioni. Ma deve vivere all'ombra del carismatico collega, ex-alcolista sopravvissuto a una figlia morta e a un divorzio. Non che a Marty piaccia avere tra i piedi un fissato. Infatti, e qui arriva la svolta d'una detective story seguita negli Usa da 12 milioni di spettatori a puntata, con i server della HBO in tilt per eccesso di accesso allo streaming, i due uomini entrano in conflitto. Sono agli antipodi, perciò il punto focale della storia, benissimo girata dal nippo-americano Cary Fukunaga - 9 nominations, 2 statuette agli Emmy Awards - insiste sui personaggi, più che sulle vicende.

Bernardo Bertolucci, appassionato della serie, non si perde una puntata di True Detective e, nel videomessaggio lanciato all'Auditorium, traccia un'analogia tra le fiabe che gli raccontava il padre Attilio, con lui bambino a chiedere ogni sera «un altro seguito delle fòle», e gli appuntamenti con la serialità di True Detective . «Nelle serie ci sono cose sparite dal cinema: i tempi morti», nota Bertolucci, deplorando i cinemontaggi iperveloci. Tra l'altro, qui c'è da seguire un salto temporale: i detective indagano sull'omicidio rituale per 17 anni e lo spettatore li segue su e giù tra ricordi e cronologie. E anche la seconda stagione di House of Cards (dal 23 su Sky) parte bene: tra i giochi sporchi di Frank Underwood, il premio Oscar Kevin Spacey, c'è pure un omicidio.

«Esiste una regola sola: o cacci, o sei cacciato», sibila il deputato, guardando in camera col consueto cinismo.

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