Cultura e Spettacoli

I film che raccontano l'Italia oltre la crisi

C'è una luce in fondo alla Mostra: dalla Comencini a Bellocchio il nostro cinema non si piange addosso. Ma offre lampi di positività

I film che raccontano l'Italia oltre la crisi

Che poi, guardando bene la pattuglia di film italiani presenti alla Mostra del cinema di Venezia ormai alle porte (primo ciak mercoledì), ti sorprendi perché a essere rappresentato è tutto lo Stivale. A conferma che non viviamo più in un sistema romanocentrico (e le recenti polemiche sul rilancio degli studi di Cinecittà sono lì a radiografare la crisi dell'industria cinematografica capitolina) e così, pur in una drastica e paradossalmente salutare riduzione dell'italica rappresentanza da parte del ridirettore Alberto Barbera (aveva già guidato il festival più di dieci anni fa), vedremo una manciata di pellicole che racconterà la geografia del nostro paese in tempo di crisi. Non solo economica ma anche morale, di valori, di sentimenti. Anche se il ritratto che ne uscirà non potrà essere solo quello di una lunga teoria di problemi, sconfitte e segni meno. Lampi di vita, vera e bella, squarciano l'orizzonte delle esistenze di tanti protagonisti dei film italiani.

A cominciare da quello più atteso, in concorso, Bella addormentata di Marco Bellocchio, che non può non concentrarsi su Udine, sorprendentemente pragmatica nell'accompagnare le ultime ore di vita di Eluana Englaro. Un caso che ha diviso l'Italia - sia politicamente (e il film gioca sulle posizioni dell'epoca di Forza Italia con le apparizioni tv di Berlusconi e Quagliariello) che nella pubblica opinione - rispecchiato dal personaggio del senatore Uliano Beffardi (attenzione ai nomi rivelatori di psicologie), interpretato da Toni Servillo, indeciso se votare per una legge che va contro la sua coscienza, mentre sua figlia Maria (Alba Rohrwacher), attivista del movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dov'è ricoverata Eluana. Oppure dalla disperata Rossa (Maya Sansa) che vuole morire, ostacolata da un medico di nome Pallido (Pier Giorgio Bellocchio). Ma, a sorpresa, in un finale utopistico un risveglio alla vita...

Anche la grottesca Palermo, dipinta da Daniele Ciprì in È stato il figlio (sempre in concorso), ha un guizzo vitalistico ma paradossale nel racconto della stramba famiglia Ciraulo (capitanata anche qui da Toni Servillo) che si trova a dover affrontare un fatto dolorosissimo: un proiettile vagante di uno scontro fra bande rivali colpisce a morte la piccola della famiglia. Ma per i disperati Ciraulo si apre uno spiraglio quando vengono a sapere dei risarcimenti dello Stato per le vittime della mafia. Il miraggio dell'ingente somma è l'inizio della fine della famiglia che spende e spande i soldi prima di riceverli. Ciprì romanza un romanzo di Roberto Alajmo ma con un occhio alla cronaca e all'attraente luccichio dei soldi e della tv.

Lo stesso che risplende negli occhi di Gina, la protagonista del terzo film in concorso, Un giorno speciale di Francesca Comencini, che sogna di entrare nel mondo dello spettacolo. Per farlo spera nella raccomandazione d'un politico. Ad accompagnarla all'importante appuntamento c'è un giovane autista. Il politico rimanda di ora in ora l'appuntamento lasciando i due in un limbo di attesa, tutto girato nella Capitale, in una topografia che si muove dalla periferia al centro. Proprio come il viaggio dei due ragazzi che, da perfetti sconosciuti, impareranno a conoscersi profondamente.
Roma, metropoli disperata, è anche la protagonista del film Gli equilibristi di Ivano De Matteo nella sezione Orizzonti. E qui siamo nella crisi più nera. Quella di un quarantenne (Valerio Mastandrea) che, quando si separa dalla moglie (Barbora Bobulova), comincia, nonostante i mille e cento euro da impiegato, a non arrivare più alla fine del mese. Un «nuovo povero» che dorme in macchina e bussa alla porta della mensa della Comunità di Sant'Egidio a Trastevere.

Mentre i «vecchi» poveri sono quelli del documentario di Daniele Vicari La nave dolce che racconta l'arrivo nel porto di Bari, l'8 agosto del '91, dell'imbarcazione albanese Vlora carica di ventimila persone. Il regista ripercorre le vicende di alcune di loro fino ad oggi - e i loro finali sono sorprendenti, come la vita - dipingendo un ritratto della città pugliese fotocopia di quanto è poi sarebbe accaduto in tutto il paese. Fortuna - verrebbe da dire - che c'è ancora Napoli. Dove lo statunitense Jonathan Demme ha girato un documentario sul musicista Enzo Avitabile dopo averne sentito la musica in auto su un ponte di New York. Vedremo quindi, in Enzo Avitabile Music Life, la città partenopea «tra musica e magia», assicura il regista premio Oscar che ha «coronato un sogno». Incredibile, finalmente un sogno italiano che - senza retorica - può far intravedere barlumi di speranza.

Gli stessi che aspettiamo in fondo a questo maledetto tunnel.

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