Cultura e Spettacoli

I giornalisti d'assalto inconsapevoli marionette

RomaProprio l'ultima scena rappresenta il momento clou de I tre giorni del Condor . Il protagonista (Robert Redford) e il pubblico restano perplessi sulla provocazione dello 007 «deviato» (Cliff Robertson). Quando il Condor annuncia che tutto il marcio della Cia sta per venire a galla grazie ai giornali, Robertson sfoggia uno dei suoi ghigni più rodati e sussurra: «Ne sei proprio sicuro?». Il quarto potere, cinematograficamente parlando, denunciava già allora (1975) un calo di forma. Oggi, a vent'anni di distanza, boccheggia. E la denuncia arriva da Berlino, dov'è ambientato il nuovo film di Christoph Hochhäusler Le bugie dei vincitori , in concorso al Festival del cinema di Roma.

Il coraggioso e astuto reporter d'inchiesta (Florian David Fitz) cerca di smascherare le malefatte dei capi dell'esercito tedesco e dell'industria bellica. I suoi metodi ricordano vagamente quelli usati dallo stesso Redford, in coppia con Dustin Hoffman, in Tutti gli uomini del presidente di Pakula ('76). I risultati non sono proprio identici e lo stesso giornalismo investigativo ne esce con le ossa rotte. Perché oggi i giornalisti somigliano più a inconsapevoli marionette. Le capacità di condizionare e manipolare i dati, messi a disposizione dei media, rende inattaccabile chi agisce nell'ombra e nell'ombra vuole restare. Si tratti di misteriose agenzie di relazioni pubbliche, lobby, industriali o dei più tradizionali politici corrotti.

Il regista Hochhäusler viene già paragonato in patria al compianto Sydney Pollack, del quale condivide la passione per il cinema d'impegno civile. Sicuramente ha a disposizione un'evoluzione tecnologica (dai telefonini a internet) che rende il plot più complicato e solo a tratti più avvincente. Però il risultato finale non è all'altezza del tanto apprezzato maestro.

Di americano (a parte l'inserimento di uno spezzone con Humphrey Bogart e la sua proverbiale sentenza: «È la stampa, bellezza!») c'è comunque il titolo, tratto da un poema di Lawrence Ferlinghetti: History is made of the lies of the victors .

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